Slitta a settembre del 2008 l'istituzione dell'ordine professionale degli infermieri
di Luigi Berliri
L'assemblea di Montecitorio ha votato a favore del disegno di legge presentato dal ministro della Sanità Livia Turco, allungando però di altri 12 mesi la proroga chiesta dal governo per esercitare la delega e istituire gli ordini delle professioni sanitarie non mediche: infermieri, ostetriche, fisioterapisti, tecnici di laboratorio. Il provvedimento, che interessa circa 500mila lavoratori, passa ora all'esame del Senato. Lo slittamento è stato giustificato con la necessità di collegare l'istituzione dei nuovi ordini alla riforma delle professioni. L'istituzione degli ordini e degli albi professionali degli infermieri, delle ostetriche, dei fisioterapisti, è stata stabilita da una legge del 2006, uno degli ultimi provvedimenti approvati nella precedente legislatura con voto bipartisan. La legge concedeva al governo una delega per procedere entro il 4 settembre del 2006. Il ddl del ministro Turco spostava il termine al settembre 2007; l'aula di Montecitorio, approvando un emendamento della commissione Sanità, ha fatto slittare il termine di altri 12 mesi, portandolo al 4 settembre 2008. Nella votazione, il centrosinistra ha votato a favore; contro il centrodestra, che ha accusato la maggioranza di voler affossare l'istituzione dei nuovi ordini per le professioni sanitarie non mediche. Infuriato il centrodestra. Per Maria Grazia Siliquini, responsabile dell’Ufficio Libere Professioni di AN, “la proroga vanifica sostanzialmente la legge 43/2006, in quanto un differimento di due anni, richiesto dopo un anno di governo spirato inutilmente, senza che venissero realizzati i decreti legislativi, comporta di fatto la disapplicazione della legge di costituzione degli ordini sanitari. L’emendamento oggi votato dalla maggioranza –ha continuato l’esponente di AN- in realtà nasconde la volontà di voler affossare la legge 43/2006 e danneggia i professionisti dell’area sanitaria, che da anni attendono l’istituzione dei loro ordini. Questo governo e questa maggioranza non solo vogliono eliminare gli ordini esistenti, in nome delle false liberalizzazioni, ma addirittura disapplicano le leggi vigenti dello stato che ne hanno già istituiti di nuovi. In un settore così delicato come la sanità, che investe il diritto -costituzionalmente garantito- alla salute, sarebbe stato opportuno lasciar fuori dal dibattito politico le leggi del mercato, per scegliere di tutelare e proteggere realmente i cittadini dall’abusivismo e dall’incompetenza degli operatori non certificati da un ordine. Dal dibattito è peraltro emersa –ha concluso Siliquini- la piena contraddizione della maggioranza: mentre una parte di essa ha chiesto e sostenuto le ragioni della proroga, con il pretesto della imminente riforma delle professioni, l’altra si è dichiarata assolutamente a favore dell’abolizione degli ordini tutti, gettando la maschera e dichiarando apertamente che le professioni vanno abolite”.