Una proposta di legge per la modernizzazione del paese
Questa la via intrapresa dal Comitato promotore per la presentazione del disegno di legge di iniziativa popolare “Riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali”
Una proposta di legge per la modernizzazione del paese, questa la via intrapresa dal Comitato promotore per la presentazione del disegno di legge di iniziativa popolare “Riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali” che ha avviato ufficialmente la raccolta firme necessarie all’approdo del testo in Parlamento. Tale progetto interpreta in chiave moderna il ruolo che il professionista deve svolgere oggi con la sua attività nel contesto del mercato globale. Forte e netta è la scelta di campo: la professione intellettuale non può essere assimilata alla prestazione anonima dei servizi commerciali e imprenditoriali. Infatti per la sua natura di attività di interesse generale è fondata sul sapere e sulla conoscenza specializzata e prevede una componente fiduciaria per l’incarico soprattutto per il valore degli interessi del cittadino, che devono essere tutelati dal professionista sulla base di un’etica che è estranea invece alla logica dell’impresa. Si tratta di un progetto che riguarda innanzitutto le 29 professioni intellettuali regolamentate che raccolgono circa 2 milioni di professionisti, un patrimonio di conoscenze indispensabile per la competitività e la crescita. “I professionisti – ha ribadito il portavoce del comitato promotore Raffaele Sirica - rappresentano un patrimonio di conoscenze di inestimabile valore per il nostro Paese. Abbiamo perciò scelto uno strumento costituzionale, democratico e partecipativo, per portare sul tavolo dei lavori parlamentari una riforma finalmente organica, che si distingue dai tentativi precedenti per l’apporto di idee nuove, a cominciare dal principio di sussidiarietà. Vorremmo che fosse ben chiaro infine – ha Concluso Sirica – che il professionista non può essere assimilato all’impresa, noi agiamo secondo l’etica e non secondo il profitto”. Tra i principi che hanno ispirato questo disegno di legge spicca dunque quello di Sussidiarietà, che consentirebbe ai professionisti e agli ordini di svolgere attività di interesse generale in aiuto dello Stato centrale, contribuendo da un lato a snellire la macchina amministrativa con possibili risparmi di spesa e dall’altro a farsi carico delle esigenze della collettività a tutela di quei valori di giustizia, salute, sicurezza, ambiente e risparmio che risultano connessi con l’esercizio delle professioni intellettuali. La richiesta del Comitato di mantenere gli Ordini e gli Albi professionali non deve essere interpretata come una difesa di posizioni di rendita bensì come la volontà di assicurare al cittadino un livello qualitativo ineccepibile del professionista al quale sono richieste puntuali e competenti prestazioni intellettuali, che devono essere ispirate al valore assoluto della conoscenza, dell’etica e della deontologia professionale. Su queste basi il sistema degli Ordini Nazionali e Territoriali rappresenterà una garanzia per il cittadino che per le sue esigenze potrà affidarsi tanto al professionista affermato che al neo professionista, sicuro che il livello minimo della prestazione sarà sempre garantito dall’attività di controllo del sistema ordinistico sia in termini di qualità che di etica. Accanto a queste priorità il disegno di legge auspica la più ampia diffusione sul territorio dei professionisti. Questo significa portare direttamente nelle case della gente il patrimonio intellettuale del paese: un patrimonio in continua evoluzione e crescita qualitativa grazie all’incessante attività di apprendimento e aggiornamento che il professionista svolge a tutti i livelli per poter erogare le proprie prestazioni intellettuali. La logica del dialogo tra tutte le parti in causa, che è mancata nelle ultime vicende relative alla conversione in legge del decreto varato nel giugno 2006 dal Governo, deve essere il presupposto per la riforma delle professioni intellettuali e la scelta di uno strumento di democrazia partecipativa, quale il disegno di legge di iniziativa popolare individuato dal Comitato, è la prova più evidente che il mondo delle professioni auspica un confronto ampio e a più livelli. In quest’ottica il Comitato, basandosi sull’esperienza e sul contributo che il CUP (Comitato Unitario delle Professioni) fin dal 2000 ha fornito nell’ambito delle trasformazioni operate a livello legislativo e normativo nel mondo delle professioni, a cominciare dalla collaborazione alla stesura delle direttive CE 18/2004 (procedure appalti pubblici per lavori, forniture e servizi) e 36/2005 (riconoscimento delle qualifiche professionali), si pone come interlocutore principale delle istituzioni e dei cittadini che vorranno partecipare a questa grande sfida: operare una riforma delle professioni per la modernizzazione del nostro paese che sia un modello in Europa.