La sicurezza nei piccoli edifici non preoccupa il ministero dello sviluppo economico
di Pietro Ernesto De Felice Vice Presidente Vicario, Consiglio Nazionale Ingegneri
Dopo circa due anni di discussioni, incontri e rielaborazioni il decreto per il riordino in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici (in attuazione dell’art. 11 quaterdecies, comma 13 lettera A, del 2 dicembre 2005) è stato presentato ai componenti del gruppo di consultazione (ingegneri, periti industriali, Confartigianato, CNA, Assistal) lo scorso 15 luglio dal consigliere Raffaello Sestini, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma. Diciamo subito che i liberi professionisti iscritti agli albi non hanno alcun motivo per dirsi soddisfatti del nuovo testo, che sistematicamente ha ignorato tutte le indicazioni fornite dai rappresentanti delle categorie nelle numerose riunioni di lavoro, malgrado le assicurazioni di volta in volta date dal funzionario Cavanna, peraltro ingegnere. Le motivate argomentazione avanzate per gli ingegneri successivamente dai colleghi Belardi, De Felice, Barosso, Martarelli e per i periti industriali dal presidente nazionale Cantalini e dal segretario Merola, (anche se su molti dei punti controversi si era ottenuto un proficuo accordo con le rappresentanze sindacali degli artigiani, in almeno cinque sedute a Bologna ed a Roma) sono state del tutto ignorate. Evidentemente, l’onda lunga di discredito verso la funzione dei liberi professionisti, messa in moto dal Ministro Bersani, ha coinvolto tutto il suo staff, fino ad atteggiamenti ostili ed irrispettosi che nella seduta del 15 luglio sono stati ben evidenti. Va precisato che le proposte dei professionisti si basavano su un’unica osservazione di base: gli impianti, in particolare elettrici e gas combustibile, rappresentano un punto critico per la sicurezza negli edifici, se si vuol dar credito alle statistiche, ai ricorrenti inviti del presidente della Repubblica Napolitano, alle stesse indicazioni che vengono da associazioni quali Federcasa, Unione Nazionale Consumatori, Prosiel ecc. Un impianto sicuro deve partire da un progetto corretto, redatto da persona professionalmente e culturalmente capace, attento alle norme tecniche ed ai principi fisici, insomma da un professionista che possa esibire un curricolo formativo scolastico ed universitario coerente ed una responsabilità professionale assicurata dalla permanenza in un albo professionale. Un principio elementare, inoppugnabile per tutti, eccetto che per il MSE, il quale continua a ritenere che per impianti di limitata potenza in gioco ciò non è necessario, bastando la competenza di una persona, senza titolo specifico, che possa vantare (art. 4, punto d) “una prestazione lavorativa, alle dirette dipendenze di una impresa abilitata nel ramo di attività cui si riferisce la prestazione dell’operaio installatore per un periodo non inferiore a tre anni…e quello svolto come operaio qualificato, in qualità di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attività di installatore, di trasformatore, di ampliamento e di manutenzione degli impianti…” Gli impianti di limitate dimensione (detti sotto soglia) sono tutt’altro che irrilevanti. Si pensi a 6 kW di potenza elettrica installata, ovvero a 400 mq di superficie netta dell’edificio o 50 kW di impianti gas. Come a dire che entro tali dimensioni, entro le quali vivono la stragrande maggioranza dei cittadini italiani, si possa vivere con impianti non progettati da persona qualificata, e quindi si possa rimanere esposti a rischi. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 311/2006 sul risparmio energetico con 50 kW di potenza termica si può alimentare, a Napoli, un edificio di 8-10 appartamenti, e non è certo poco. Ma, per fortuna, ben più saggiamente la 311 impone sempre la progettazione per un impianto di riscaldamento! Ad una mia specifica osservazione in merito alla sicurezza negli edifici, peraltro puntualmente già avanzata in precedenza dai colleghi Martarelli e Belardi, il consigliere Sestini ha inteso precisare che per il momento è opportuno varare questo testo, e poi subito dopo si faranno verifiche statistiche sui risultati per eventuali correttivi. Insomma, una sicurezza basata sugli eventi e non sulla prevenzione, che ho vivacemente contestato meritandomi l’invito ad abbandonare la riunione. Ho voluto soffermarmi solo su un punto particolarmente importante del documento, che raccoglie evidentemente il consenso di tutti i sindacati artigiani, secondo i quali la non progettazione va letta come una economia nei costi di impianto, e non, come ci sembra più veritiero, un’occasione di sfuggire alle maglie rigorose di un progetto qualificato. Non solo. Avevamo chiesto che almeno fossero imposti collaudi prima della messa in esercizio dell’impianto, ma anche qui siamo stati fondamentalmente ignorati. Dobbiamo evidenziare la nostra sorpresa del disinteresse al tema da parte del Ministero dell’ambiente, che tanta attenzione sembra voler destinare alla sicurezza del cittadino ed al salvaguardia dell’ambiente che lo ospita. Ma, evidentemente, per Pecoraro Scanio ed il suo staff l’ambiente si chiude all’esterno degli accessi agli edifici. Per antica conoscenza del Ministro Pecoraro Scanio, temiamo che Egli, pur chiamato a corresponsabilità nella redazione delle norme di cui stiamo trattando, non sia stato informato dai colleghi del MSE. Almeno ce lo auguriamo. Noi non abbiamo individuato suoi rappresentanti nei diversi lavori di gruppo. Ancora una volta una norma legislativa passa sulla testa dei liberi professionisti, e nella fattispecie di ingegneri e periti industriali. Non vorremmo leggere sulla stampa, all’indomani della pubblicazione del decreto, che abbiamo condiviso le scelte e partecipato alla redazione del testo finale. Noi siamo fondamentalmente contrari a questo testo. Le nostre osservazioni sono state ignorate, e con esse i nostri inviti ad assicurare la massima sicurezza agli impianti negli edifici, sulla scorta di una buona progettazione ed un collaudo certo. Avremmo anche accettato una limitazione per piccoli impianti, ma di potenzialità inferiore a 6 kW elettrici, ai 50 kW gas ed ai 400 mq di superficie. Pareva ci avessero ascoltati, ma non è stato così. In questa sede, non possiamo che invitare i cittadini a dare, alla propria sicurezza, un peso maggiore di quando voglia attribuirvi il legislatore. Pretendere sempre la progettazione di un tecnico iscritto all’albo, pretendere un collaudo più significativo di una “dichiarazione di conformità” che, almeno dalla 46/90 ad oggi, spesso è stato solo un atto formale. Ora ci sarà la discussione sulla seconda parte del documento, riguardante fondamentalmente le verifiche. Noi, se ci invitano, ci saremo e daremo tutto il nostro contributo. Ma speriamo che anche il Ministero di Pecoraro Scanio si renda partecipe dei lavori.