Sciopero!!!
La giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane decide tre giorni di astensione dalle udienze
I Penalisti non ne possono più. Dopo le minacce si passa ai fatti. In concomitanza con l'approdo nell'aula di Palazzo Madama del ddl Mastella sull'ordinamento giudiziario, le Camere Penali scendono in sciopero per protestare contro il metodo e il merito con cui il Parlamento sta procedendo all'esame della riforma della giustizia. In stato di agitazione da una settimana, con una delibera urgente in cui si ribadiscono i motivi di insoddisfazione verso i parlamentari e il Guardasigilli Clemente Mastella, rispetto a un modo di agire che denota, la giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane ha deciso di invitare i colleghi a incrociare le braccia e di astenersi dalle udienze, il 3, 4 e 5 luglio. Secondo i penalisti italiani, un "totale appiattimento sulle posizioni della magistratura associata. Sia il testo originario depositato in commissione Giustizia – si legge nella delibera - sia le ipotesi di modifica ventilate, si muovono all'interno di logiche dirette a sacrificare ogni seria prospettiva di una riforma democratica e liberale della giustizia. Una trattativa - prosegue il documento dell'Ucpi – che continua a svilupparsi secondo un modello sindacale, ed è deplorevole che temi quali quelli dei valori costituzionali in gioco siano confinati a mediocri discussioni corporative". Quanto a Mastella, la delibera degli avvocati penalisti rileva che "il ministro della Giustizia ha giocato e sta giocando un ruolo del tutto appiattito sulle posizioni della magistratura associata, quasi ne dovesse essere il portavoce". Per discutere eventuali ulteriori di protesta e di mobilitazione, l'Ucpi ha convocato, contestualmente all'astensione dalle udienze, l'Assemblea nazionale dei penalisti italiani, prevista per il 3 luglio a Roma. Ma il provvedimento in discussione al Senato scontenta conche i Magistrati contrari all’introduzione nel progetto di legge sull'ordinamento giudiziario di una norma che inserisce nei Consigli giudiziari il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati come componente di diritto, attribuendogli un potere di effettuare le valutazioni professionali sui magistrati. ''Si produrrà -sottolinea l’Anm - una situazione abnorme: l'avvocato membro del Consiglio giudiziario si troverà a valutare tanto i giudici dinnanzi ai quali difende quanto i pubblici ministeri che sono di regola i suoi contraddittori nel processo penale. In sostanza nei Consigli giudiziari gli avvocati saranno chiamati a valutare professionalmente giudici e pm. L'attribuzione di tale potere di valutazione -aggiunge il sindacato delle Toghe - non è accompagnata da alcuna previsione in tema di incompatibilità all'esercizio della professione nel distretto e ciò a differenza del rigorosissimo regime di incompatibilità previsto per gli avvocati eletti componenti del Csm''. L?Anm precisa che una siffatta previsione ''non era presente neppure nel decreto Castelli. Oltre che giuridicamente abnorme la situazione derivante da questa norma sarà in concreto insostenibile e fonte di permanente conflittualità. Avranno motivo di dolersi tutti gli avvocati''. Secondo il sindacato dei Magistrati, inoltre, giudici e pm potrebbero esercitare legittimamente la facoltà di astenersi ''per gravi ragioni di convenienza'' nei processi in cui sia presente l'avvocato che in quanto membro del Consiglio giudiziario concorrerà a valutarli professionalmente; infine sul punto verranno proposte moltecipli questioni di legittimità costituzionale di una disciplina che apparirà lesiva dei valori di imparzialità e buon andamento. Da queste considerazioni deriva su questo e altri punti del testo in discussione al Senato ''il vivo allarme della magistratura italiana che peraltro ha già manifestato ampio favore alla diversa soluzione di recepire informazioni e segnalazione sull'operato dei magistrati dal Consiglio dell'ordine degli avvocati''.