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Avvocatura compatta contro una inutile riforma dell’Ordinamento giudiziario

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e contro l’ingiuriosa e incomprensibile esclusione dai Consigli Giudiziari

«Non intendiamo tacere dinanzi alla immotivata ed ingiuriosa esclusione dai Consigli Giudiziari, ulteriore atto che tradisce senza possibilità di equivoci la sistematica mancanza di consapevolezza sul ruolo e la funzione dell’Avvocato nel sistema Giustizia e l’assenza di qualsivoglia rispetto per una categoria che costituzionalmente è garante del diritto di difesa nell’interesse del cittadino. Saremo poi al fianco delle Camere penali per il giusto processo e una giustizia che garantisca effettivamente i diritti dei cittadini e i bisogni delle imprese e non rappresenti un costo indebito e insostenibile» . Non ha peli sulla lingua il presidente dell'Oua, Michelina Grillo, nel condannare quella che dfinisce "un'inutile riforma dell’Ordinamento giudiziario e l’ingiuriosa e incomprensibile esclusione dai Consigli Giudiziari". «Una riforma così importante si fa per migliorare il funzionamento della giustizia, per garantire il diritto di difesa dei cittadini e tutelarne le legittime aspettative, ed evitare che le imprese italiane subiscano un insostenibile costo competitivo per effetto della insostenibile durata dei procedimenti e soprattutto dall’incertezza patologica degli esiti finali - commenta il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, Michelina Grillo - La proposta elaborata dal ministro Mastella, che non tiene in alcun conto le motivate osservazioni dell’Avvocatura, depositate anche dall’OUA dinanzi la Commissione Giustizia del Senato, risente di una visione “magistratocentrica” e non garantisce alcuno di questi obiettivi, rivelandosi sostanzialmente inutile per il raggiungimento degli scopi. Appare anzi palese l’intento restauratore, ovvero la volontà di ribaltare - come direbbe Totò “a prescindere” - l’impostazione della legge approvata nella scorsa legislatura, avvalorando l’idea che dopo una riforma definita “contro” la magistratura occorresse vararne una “a favore” dei magistrati. Noi invece siamo convinti che la riforma non debba essere né a favore né contro qualcuno, ma solo ispirata ad un laico e sano efficientismo, nel rispetto delle garanzie e dei principi fondamentali, evitando un ritorno al passato che si rivelerebbe un suicidio». Anche Valter Militi , Presidente dei Giovani Avvocati italiani, non nasconde la propria amarezza sull'iniziativa governativa di estromettere l'Avvocatura da qualsiasi seria attività nei Consigli Giudiziari. «L'Avvocatura – commenta Militi – viene di fatto estromessa dai Consigli Giudiziari e sempre più marginalizzata all'interno della giurisdizione. Già il Ddl originario riduceva il numero degli avvocati presenti nei consigli e ne limitava l'attività alla realizzazione delle tabelle ed alla vigilanza sui Giudici di Pace, sottraendo loro la possibilità di offrire un contributo alla valutazione dei magistrati ed all'efficienza del sistema giustizia; oggi si compie un altro passo indietro e la presenza dell'Avvocatura all'interno dei Consigli rimane meramente simbolica. «Abbiamo segnalato, lo scorso 4 maggio in Commissione Giustizia Senato, la necessità e l'utilità – prosegue il presidente dell'Aiga – di un ruolo attivo di tutti i soggetti della giurisdizione nelle sedi di valutazione e ci è sembrato che i rappresentanti dei due poli condividano tale esigenza. Ci auguriamo pertanto che il Parlamento scongiuri un anacronistico percorso di restaurazione». «La progressiva estromissione degli avvocati nella valutazione dei magistrati, con la riduzione del potere di segnalazione dei Consigli degli Ordini ai soli fatti specifici e negativi, come se gli avvocati non sapessero o non volessero riconoscere quali siano i magistrati bravi e meritevoli - osserva Francesco Capecci della Giunta Aiga - è un segnale di come il Governo, incalzato dalla Magistratura associata, abbia compiuto un preoccupante revirement ed abbia definitivamente abbandonato l'idea che gli avvocati siano anch'essi soggetti della giurisdizione per relegarli a figure moleste cui far fare da semplice comparsa in sede di apertura dell'Anno giudiziario».
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