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No all’aumento delle aliquote contributive per i liberi professionisti

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La protesta della Lapet

La Lapet dice no all’aumento delle aliquote contributive per la gestione separata dei lavoratori parasubordinati che non hanno altre forme di previdenza obbligatoria, ipotizzata nella riforma delle pensioni. E farà valere le sue ragioni in tutte le sedi opportune”. Parola di Roberto Falcone. Il presidente nazionale non è assolutamente d’accordo all’equiparazione tra gli ex collaboratori coordinati e continuativi e i liberi professionisti, che produrrà un aumento di un punto all’anno dal primo gennaio 2008 parallelamente all’aumento dell’accredito ai fini pensionistici. “Significa – spiega il presidente dell’associazione nazionale dei tributaristi – che nel 2010 la percentuale salirà al 26,5 per cento. E’ un onere insostenibile che, aggiunto all’Irpef, porterà i professionisti a chiudere i loro studi per mancanza di redditività”. Per questo la Lapet promette pressing sul governo e in Parlamento. “E se necessario – avverte Falcone – ci rivolgeremo alla Magistratura promuovendo cause pilota in vari tribunali al fine di far dichiarare l’incostituzionalità delle norme”. Infatti questa soluzione sembra essere valida per gli ex Cococo ma non per i liberi professionisti, che sostengono a loro carico e per intero gli oneri contributivi. La Lapet propone perciò due alternative. La prima: “Nell’ambito delle norme della Gestione separata – suggerisce il presidente della Lapet – i parasubordinati devono essere distinti dai liberi professionisti, in quanto i trattamenti previdenziali di questi ultimi dovrebbero essere più simili a quelli dei lavoratori dipendenti”. La seconda ipotesi: “Istituire casse previdenziali private, come quella nei progetti della Lapet e dell’Istituto nazionale dei revisori contabili tra tributaristi e revisori contabili”. “Ci auguriamo – conclude Falcone – che il Governo si ravveda, riflettendo sulle inevitabili conseguenze discriminatorie di un innalzamento contributivo così elevato per i liberi professionisti, anche alla luce del fatto che attualmente non esiste nessun professionista “iscritto ad una cassa privata che sopporta un onere contributivo di pari livello”.
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