Casse privatizzate: pericolo di scippo
di Elio Di Rella. Segretario nazionale ALP
Nel 1994, allo scadere del mandato di presidente della Cassa Forense, l’avv. Vittorio Fazio prendendo le mosse da un disegno di legge del PDS, mirante ad espropriare gli enti previdenziali privati dei saldi finanziari attivi annuali, scrisse sulla rivista dell’Ente un editoriale di congedo intitolato “SCIPPO 2?”. Nel testo, dopo aver ricordato la vicenda del prelievo forzoso e il tentativo di Visco di appropriarsi degli investimenti immobiliari, lanciò un messaggio: “è necessario alzare la guardia perché i tentativi ripetuti di scippo non contengono soltanto la traduzione in proposte normative di concezioni ideologiche vecchie e superate. Essi rivelano che, lungi dal prospettarsi un effettivo rinnovo delle istituzioni, tale modo di programmare ripete antichi errori di cui scontiamo le conseguenze. La politica secondo cui chi risparmia in maniera oculata può essere privato del suo per aiutare chi ha invece dilapidato. Dal momento che lo Stato che lo ha lasciato dilapidare non è più in condizione di poterne risanare i bilanci” Sono trascorsi tredici anni e periodicamente (nel 1998 Visco predispose un decreto secondo il quale i contributi sarebbero prima stati riscossi dallo Stato e poi rimborsati) si reiterano i tentativi di impadronirsi degli ingenti patrimoni degli enti previdenziali privati per riequilibrare temporaneamente i conti dell’INPS. L’estate, che tradizionalmente favorisce i furti negli appartamenti svuotati dalle ferie, giova anche ai politici che spesso tentano di approfittare dell’esodo estivo per colpire alcune categorie senza sollevare troppo clamore. Quest’anno un sofisticato tentativo di scippo in danno degli enti privatizzati; è stato posto in essere dal Ministro della Previdenza Sociale di concerto (o in concorso?) con il ministro dell’Economia. Il 30 luglio, alla vigilia delle ferie, è giunto a detti enti un fax con il quale i loro rappresentanti venivano convocati per il 10 settembre ad una riunione avente ad oggetto una bozza di decreto interministeriale, allegata alla nota e relativa ai criteri di determinazione dei bilanci tecnici. Veniva concesso termine sino al 28 agosto (poi “graziosamente” prorogato al 4 settembre!) per far pervenire documentazione. Il decreto è previsto dal comma 763 dell’art. 1 della Legge Finanziaria 2007 che già ha elevato senza prevedere nessuna gradualità da 15 a 30 anni l’arco di tempo durante il quale, secondo le previsioni attuariali, il bilancio tecnico non deve essere passivo; in attesa di consultazioni che avrebbero dovuto precedere la stesura della citata bozza gli enti stavano progettando modifiche parametriche o strutturali per adeguarsi alla nuova normativa ed evitare il commissariamento, prodromico – come è facile comprendere - all’inglobamento nell’INPS. I Ministri, per impedire soluzioni che avrebbero frustrato il tentativo di impadronirsi del ricco bottino, dopo avere atteso oltre sette mesi dall’approvazione della legge hanno illegittimamente aggiunto altri venti anni ai trenta previsti. L’emanando decreto stabilisce infatti che il bilancio tecnico debba prendere in considerazione un arco di tempo di cinquanta anni!: In mezzo secolo le previsioni attuariali perdono ogni carattere di scientificità e diventano mere profezie! È problematico, anche per il più capace degli attuari, quantificare l’entità dei contributi degli iscritti agli enti tra trent’anni (la storia di questo tipo di bilanci tecnici è costellata di clamorosi errori anche nel breve periodo); è chiaro che qualsiasi previsione cinquantennale potrà essere contestata dai ministeri che ritenute, a loro arbitrio, inidonee le misure adottate o bocciate con motivazioni risibili (è stata bocciata una modifica che avrebbe protratto di cinque anni la positività del bilancio tecnico della cassa forense) quelle modifiche contributive che potrebbero garantire la “quadratura dei conti” potranno commissariare l’ente. Dal commissariamento al successivo inglobamento nell’INPS il passo è breve ed i risparmi degli enti privati attivi, che da mezzo secolo erogano agli iscritti pensioni senza gravare sulla collettività finiranno nella voragine dell’ente pubblico, da anni in stato di decozione. La diaspora estiva ha – come era nel disegno del ministero – stemperato le polemiche e impedito reazioni forti e clamorose e sono pochi i soggetti interessati già al corrente del tentativo di rapina in corso. La prima a reagire pubblicamente è stata l’Associazione Liberi Professionisti che ha emesso immediatamente un comunicato con il quale, stigmatizzata l’iniziativa ministeriale – ha invitato i partiti della maggioranza ad intervenire sul Governo, proclamato lo stato di agitazione di tutti i liberi professionisti invitato gli ordini a convocare assemblee per informare gli iscritti e le associazioni di categoria a preventivare tutte le manifestazioni necessarie a sostenere l’ADEPP e a bloccare il tentativo di scippo. La pausa feriale ha reso problematiche le comunicazioni e precluso lo sviluppo di azioni concrete. Con la ripresa post feriale, all’ALP si uniranno sicuramente molte altre voci e se i ministeri interessati non daranno segni di resipiscenza, anche sul fronte professionale si prospetta un autunno caldo.