Tracciate nella terza giornata le proposte per una riforma della professione forense
Riscuote consensi la proposta dell’Oua di una costituente della Giustizia
Si è conclusa
sabato, a Roma, la II Conferenza Nazionale sulla Giustizia (11-13 ottobre)
promossa dall’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua). Si apre un cantiere di idee, aperto a tutti, in vista dell’appuntamento
dell’anno prossimo a Bologna con il Congresso Nazionale Forense. L’avvocatura
italiana lancia un messaggio: non abbiamo bisogno di qualunquismo, di demagogia
o di manifestazioni di antipolitica, serve, più che
mai, buona politica per la Giustizia, quella buona politica di cui oggi tutti i
cittadini avvertono un impellente bisogno. “Dopo aver
fatto la ricognizione dei malanni, dei sintomi e dei danni temporanei e
permanenti procurati alla società dalla crisi della giustizia – ha spiegato Michelina
Grillo, presidente Oua - abbiamo delineato alcune ipotesi di lavoro per un
sistema-giustizia che sia in grado di rispondere alle aspirazioni vere dei
cittadini, assicurando la difesa dei diritti e costituendo un’arma
protettiva che assicuri la legittima coltivazione degli interessi personali ed
economici». Fabio Roia, magistrato e componente
CSM, ha dato la sua disponibilità a continuare un serio confronto
con l’avvocatura : «I problemi sul tavolo sono chiari – ha affermato - le condizioni in
cui versa la giustizia sono un indicatore importante dello stato della
democrazia in un Paese, come la sanità, per intenderci. Vedo
con interesse la proposta lanciata dal presidente dell’Oua, Michelina Grillo,
di una Costituente per la giustizia ».
«È importante – ha sottolineato la presidente delll’Oua-
è quello di capire quale sia il punto di partenza e quello di arrivo
per i protagonisti che operano sulla scena della giustizia e su quale profilo
delle figure professionali si possa puntare per il riscatto della
giustizia». Sul piano dei contenuti è importante il contributo di Maurizio Cecconi, segretario OUA, che nel corso dei
lavori ha delineato alcuni spunti: « L’avvocato del
domani deve essere un avvocato che cura sia la formazione che l’aggiornamento
lungo tutto il corso della sua attività. La sua formazione può rivolgersi con
libertà alle materie prescelte in funzione del proprio settore di attività, ma deve essere coerente con la propria
eventuale qualifica di specializzazione e regolamentata da disposizioni precise
dell’ordinamento professionale. L’attribuzione del relativo riconoscimento deve
conseguire ad un percorso sia formativo, che di esercizio
effettivo della professione nella materia di specializzazione, articolato in
modo da consentire la verifica della piena conoscenza teorica e pratica della
materia. L’avvocatura ha spontaneamente accettato l’introduzione di società
professionali ad autonomia patrimoniale perfetta, purché il capitale di tali
corpi non possa finire nelle mani di soggetti che con
i loro interessi compromettano l’indipendenza dell’avvocato socio. Dal pari,
gli avvocati sono pronti a rimuovere le asimmetrie informative e quindi il
gap di conoscenza che può separarli dai cittadini clienti, evitando però il
pericolo di tecniche di mercificazione della prestazione professionale
che possano oscurare la qualità effettiva della
prestazione. Riteniamo, inoltre, che si deve evitare il rischio che
l’introduzione del patto di quota lite possa costringere i piccoli studi, a
fronte dello strapotere contrattuale di grossi clienti, a soggiacere a
condizioni di compenso da vero e proprio dumping in un mercato che è
cronicamente funestato dalla sempre crescente ipertrofia del numero degli
iscritti all’ordine». Importante
è stata anche la partecipazione e l’intervento del ministro della Giustizia Clemente Mastella, che abbiamo accolto
venerdì. È un segnale incoraggiante per la ripresa di un dialogo costruttivo fino ad ora frammentario tra la politica e gli
avvocati. «Nel corso dei tre giorni della II Conferenza - ha continuato – ci
siamo posti in modo problematico di fronte alla
crescente domanda di giustizia. Abbiamo lanciato alcune ipotesi di lavoro da
sviluppare nei prossimi mesi per affrontare con diversi e più numerosi
strumenti la risoluzione delle controversie giudiziarie. La nostra scommessa è
quella di ripensare, ma soprattutto attuare la giustizia come servizio al
cittadino. Contemporaneamente è necessario che si approfondisca il progressivo
e consolidato ricorso alla magistratura onoraria e si blocchi la proliferazione
dei riti processuali . Abbiamo affrontato il problema
delle risorse umane ed economiche di cui dispone il sistema a
volte insufficienti e, spesso, semplicemente mal gestite. Servono più
investimenti , ma abbiamo anche approfondito la
conoscenza delle esperienze degli uffici giudiziari di Bolzano e Torino, dove
una moderna capacità organizzativa ha portato ad ottenere risultati molto
positivi, sia per la lotta agli sprechi nelle spese sia per la durata dei
processi». A tal proposito l’Oua ha proposto che si adottino
strumenti di massima trasparenza nella gestione degli uffici giudiziari e nella
rendicontazione dei fondi loro affidati , e si
stabiliscano criteri oggettivi di efficienza, puntando sulla managerialità dei
dirigenti e sullo sviluppo delle innovazioni tecnologiche , a partire
dall’informatizzazione degli uffici e dall’implementazione del processo
telematico . Si è insistito sulla necessità che si possa finalmente ottenere un
sistema affidabile di rilevazione dei dati sul sistema-giustizia . Uno dei fili conduttori del dibattito è stata la
necessità di costruire un nuovo modo di essere
avvocati, mettendo mano ad una efficace riforma della professione forense «
Vogliamo costruire una nuova avvocatura – ha sottolineato la Grillo – questa è
una sfida di rinnovamento e modernità che lanciamo anche alla magistratura. Con
questa conferenza – ha concluso Michelina Grillo - abbiamo
lanciato l’idea della Costituente per la Giustizia e già abbiamo incassato il
consenso di esponenti della magistratura e della politica, come Fabio Roia del Csm e Pino
Pisicchio, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
.