Nessun caos
stampa
La Lapet risponde ad Assoconsumatori
di Emanuele Bonini.
La Lapet- libera associazione periti e tributaristi replica ad Assocomsumatori, respinge al mittente le accuse di voler “produrre il caos” e di voler “autorizzare semplici associazioni ad emettere qualifiche ed attestati quando oggi si chiedono standard veri”. “Il provvedimento che crea tanta apprensione – controbatte il presidente del centro studi della Lapet, Antonio Strazzullo - altro non è che una direttiva comunitaria che, deliberata dagli Stati membri della Ue, con il confronto e l’apporto delle singole esperienze negli stati d’origine, giunge a dettare principi utili ed indispensabili per la libera circolazione delle prestazioni professionali nella Ue. In Europa, molto più che in Italia, la tutela dell’utente-consumatore, è un principio riconosciuto ed alla base dello sviluppo del mercato professionale”, aggiunge Strazzullo. “Un sistema nuovo, non corporativo a garanzia di interessi di caste professionali, ma incentrato sull’utente – consumatore. Un sistema duale che regolamenta quel ‘caos’ che tale non è, ma che costituisce da decenni, come relazionato e monitorato dal Cnel, una consistente realtà. Una replica secca, quella della Lapet, indirizzata a chi nei giorni scorsi, a proposito del decreto legislativo di recepimento della direttiva Comunitaria sulle qualifiche professionali in fase di approvazione, aveva sostenuto di essere “preoccupato per le sorti dei consumatori” Il presidente del centro studi Lapet respinge le accuse che il presidente nazionale di Assoconsumatori, Niccolò Eusepi, ha lanciato alla vigilia del voto in seno al consiglio dei ministri circa un voler “autorizzare semplici associazioni ed emettere qualifiche ed attestati quando oggi si chiedono standard veri, internazionali” e di voler produrre il caos perchè tanto non ce n'è abbastanza”. Strazzullo è chiaro e categorico: “si parla di ‘preoccupazione per le sorti dei consumatori”, si citano “semplici associazioni…quando si chiedono standard internazionali’. Se di caos si vuole parlare- puntualizza - bisogna riferirsi all’enorme numero di professionisti esercenti attività non regolamentate che sono alla ricerca di una statuizione dei principi di costituzione e regolamentazione. Il sistema delle riserve, con autoreferenziale verifica delle proprie capacità professionali, non garantisce il consumatore, ma lo pone solo al centro di interessi economici come le tariffe. La direttiva qualifiche – aggiunge - non prevede il riconoscimento tout court di una neo costituita associazione, composta da due o più membri. Sono stati individuati quattro requisiti per il riconoscimento dell’associazione che sono costituzione per atto pubblico o per scrittura privata autenticata da almeno quattro anni, statuto ispirato a principi di partecipazione democratica e rappresentatività a livello nazionale, codice deontologico e formazione permanente”.
A quanto previsto la Lapet fa inoltre notare che “mancano due ulteriori elementi: uno essenziale e l’altro facoltativo. L’elemento essenziale è costituito da una polizza obbligatoria a garanzia di eventuali danni provocati all’utente. L’elemento facoltativo, ma non per questo meno importante, è la certificazione volontaria del profilo professionale. Nel comunicato in questione – conclude Strazzullo - si citano standard internazionali, e per questo la nostra associazione - Associazione nazionale tributaristi Lapet, insieme ad altre associazioni ha dal 2005 iniziato con Federazione delle associazioni per le certificazioni un cammino per una novità unica in Italia: ‘la certificazione del profilo professionale - norma Uni Cei En Iso/Iec17024: 2004’”