No a processi mediatici e pubblicazioni indiscriminate
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L’appello degli avvocato Romani ai media
di Emanuele Bonini
Evitare un uso improprio di atti giudiziari ufficiali così da non ledere la dignità della persona. Questa l’esplicita richiesta che gli avvocati hanno rivolto ai media in occasione del convegno “Privacy, tutela dell’immagine, diritto dell’informazione” tenuto ieri a Roma. Organizzato dal consiglio dell’ordine degli avvocati della capitale, i giuristi hanno rivolto un appello alla categoria dei giornalisti per un uso oculato dell’informazione e degli atti ufficiali che, lamentano gli avvocati, troppo spesso diventano di dominio pubblico. “Ci si deve chiedere fino a che punto il principio costituzionale che si traduce nel diritto-dovere di informare si può spingere senza invadere la sfera di dignità e la riservatezza del cittadino”, ha esordito l’avvocato Alessandro Cassiani, presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma. “Oggi – ha proseguito - tutti noi assistiamo al fenomeno dei processi mediatici, che sono collaterali a quelli che si svolgono negli uffici appositamente preposti. Processi mediatici che potrebbero influire sulla serenità di chi poi è chiamato a dover esprimere un giudizio”. Cassiani ha poi posto l’accento su un’altra questione: quella relativa alle pubblicazioni di atti giudiziari. “Negli ultimi tempi abbiamo assistito al linciaggio di persone dovuto alla pubblicazione di atti ufficiali”, ha detto l’avvocato riferendosi alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche. “E’ vero che in democrazia la trasparenza e la libertà di informazione sono cose di fondamentale importanza, ma è anche vero che c’è un cittadino con la propria dignità”. A puntare il dito contro i giornalisti è stata anche Giulia Buongiorno, avvocatessa del Foro di Roma e difensore di personaggi illustri del mondo della politica e della finanza, su tutti il senatore a vita Giulio Andreotti e l’ex patron della Cirio Sergio Cragnotti. Per la Bongiorno, al fine di evitare di ledere la dignità dell’individuo, occorre che “il giornalista riporti un tipo di informazione tecnica quando si parla di processi. Non si può – ha sostenuto l’avvocatessa – scrivere soltanto dell’arresto di una persona, ma bisogna specificare che quel provvedimento è stato preso prima ancora che il processo sia stato avviato”. In tal senso per la Bongiorno serve “contestualizzazione” da parte di chi scrive e l’accortezza di seguire le fasi di dibattimento processuale per fornire una informazione completa. “Non appartengo a quella categoria di persone che dice ‘basta, non si pubblica più nulla’”, ha concluso. “Sono per un tipo di informazione tecnica e per un giornalista che abbia una cultura del dubbio, necessaria per comprendere meglio la discussione processuale”.