Più soldi per il potenziamento professionale degli assistenti sociali
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Lo ha chiesto a Roma il presidente dell'ordine Fiorella Cava
di Emanuele Bonini
Maggiore impegno delle istituzioni per destinare risorse adeguate al potenziamento professionale degli assistenti sociali, al fine di dare un maggior impulso alla politica delle pene alternative e all’intero sistema giustizia. Questa la richiesta che l’Ordine degli assistenti sociali rivolge al mondo politico-istituzionale, chiedendo a governo e a ministero della Giustizia che all’interno della Finanziaria e del “pacchetto sicurezza” siano previsti fondi adeguati a tali obiettivi.
“Diciamo sì all’ammodernamento del sistema giustizia - afferma Fiorella Cava, presidente degli Ordine degli assistenti sociali - ma chiediamo di non dimenticare che tutto questo passa anche, e oggi ancor di più, attraverso le sanzioni e le misure non detentive. Esse vanno potenziate attraverso maggiori risorse e un aumento dell’organico degli assistenti sociali cui va assicurata le centralità e la titolarità del trattamento. Per questo – aggiunge la Cava – l’ordine degli assistenti sociali si appella al ministero della Giustizia e al governo affinché nella discussione in corso sul pacchetto sicurezza e sulla legge finanziaria vengano recuperate risorse adeguate per il potenziamento delle risorse professionali e per un maggiore investimento nelle politiche di prevenzione e di inclusione sociale”.
Un appello cui si associa Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell’ufficio Esecuzione penale esterna- dipartimento amministrazione penitenziaria, per il quale “sostenere che l’assistente sociale svolga un ruolo di controllo è corretto, ma altro è sostenere che Stato, governo e amministrazione pubblica debbano ritenere questo tipo di controllo sufficiente”. Per questo motivo, a detta di Turrini Vita, “appare doveroso che ci sia un numero di professionisti maggiore, perché solo in questo modo si può migliorare un sistema che vuole migliorare”. In tal senso la vicepresidente del consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, Franca Dante, sottolinea come “nel decennale tentativo di riforma delle qualifiche il riconoscimento di queste professioni è molto importante, poiché la peculiarità dell’assistenza sociale è quella di essere una professione che è esercitata all’interno di un ente pubblico, quale quello dell’amministrazione della giustizia”.
Maggiori risorse per maggiori professionisti e un maggior snellimento del sistema giustizia. E’ questa dunque la ricetta degli assistenti sociali per cercare di sottrarre al collasso le carceri italiane e rilanciare la politica della sanzioni alternative. Anche perché, come ricorda il consiglio nazionale degli assistenti sociali, “sanzioni alternative non detentive sono previste dalla legge, all’articolo 13 comma bis della nostra Costituzione”. Un ulteriore motivo per chiedere a governo e istituzioni maggiore impegno e maggiori risorse, così da garantire diritti riconosciuti a livello costituzionale.