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No al titolo di ingegnere a chi non lo è

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Il Cni contro la creazione del nuovo Ordine dei tecnici laureati per l’ingegneria

Il Consiglio nazionale degli ingegneri all’attacco contro l’articolo 5 del progetto di legge di riforma delle professioni “Mantini-Chicchi”, in discussione in Parlamento, invita gli onorevoli Mantini e Chicchi a ritirare immediatamente l’articolo incriminato, sul quale non c’è stato alcun confronto preventivo con i 200.000 ingegneri italiani rappresentati dal C.N.I. neppure durante l’ultimo Congresso Nazionale della categoria di Agrigento del settembre 2007, durante il quale l’Onorevole Mantini, nel suo intervento, ha omesso di parlarne. Nel testo depositato dai due esponenti della maggioranza nei giorni scorsi al termine delle audizioni delle varie categorie, si prevede la costituzione del nuovo Ordine dei tecnici laureati per l’ingegneria, nel quale dovrebbero confluire oltre ai laureati triennali in Ingegneria anche i tecnici diplomati, Geometri e i Periti. Per il presidente, Paolo Stefanelli, “così come prevedrebbero le nuove norme si tratterebbe di un atto di chiara mistificazione che rischierebbe di vanificare eventuali spunti innovativi del progetto. Attualmente gli Ingegneri junior (laureati triennali in Ingegneria) – fa osservare Stefanelli - occupano a pieno titolo la sezione B dell’Albo degli Ingegneri con i quali condividono parte del percorso formativo presso le Facoltà Universitarie di Ingegneria. Al solo evidente scopo di assecondare le richieste di un ingente numero di tecnici diplomati, senza che ciò possa produrre alcun vantaggio per la Collettività e per le sue esigenze di maggior qualità delle prestazioni professionali, si prevede la migrazione degli Ingegneri junior nell’albo dei tecnici diplomati che così si nobilita in Albo dei Tecnici Laureati per l’Ingegneria”. Per via V Novembre, è evidente la strumentalità dell’iniziativa che, con l’alibi della riduzione degli Ordini, “porta a emancipare, geometri e periti, che hanno formazione certamente non ingegneristica, a scapito del titolo di Ingegnere e di ciò che rappresenta nel nostro Paese. E tutto ciò dimenticando che uno dei motivi che da tempo ha sostanziato un nuovo assetto delle professioni è stato quello di fare maggiore chiarezza nelle competenze dei singoli professionisti, anche nel settore tecnico”. Stefanelli ricorda che è dal 2001, da quando, cioè, fu istituita la laurea triennale in Ingegneria, dal 2001, che si attendono provvedimenti governativi che facciano chiarezza sul ruolo dell’Ingegnere junior. “Quello che invece il progetto di legge Mantini-Chicchi è riuscito a fare – denuncia il numero uno degli ingegneri italiani - è stato di creare ancora più confusione. Un cittadino che necessiti di prestazioni ingegneristiche, nel nuovo scenario prefigurato nel P.d.L. non saprà a chi rivolgersi, avendo davanti a sé tecnici, apparentemente simili, ma solo nel nome; da un lato i laureati quinquennali, iscritti all’Albo del Ingegneri e dall’altro, i laureati triennali ed i diplomati alla scuola media superiore, iscritti all’Albo dei Tecnici Laureati per l’Ingegneria. Lascia quindi stupiti – conclude Stefanelli - come questa riorganizzazione venga ritenuta più urgente di altre, al punto da sancirla nel progetto generale di riforma delle professioni mentre per gli altri ambiti si rimanda con delega al Governo”. Mantini, da parte sua, non ci sta a ricoprire il ruolo di “ammazza ingegneri”. Il nuovo testo della riforma delle professioni in parlamento, spiega Mantini facendo una mezza marcia indietro “promuove la modernizzazione nel pieno rispetto delle qualità e delle specificità professionali. L’unificazione in un solo ordine dei tecnici laureati triennali, delle figure dei periti industriali, dei geometri e dei periti agrari, è una scelta di semplificazione importante che crea una professionalità di livello europeo immediatamente spendibile sul mercato. Dispiace dunque che la presenza nel testo base della parola “per l’ingegneria”, assolutamente generica e provvisoria, e che sarà eliminata senza alcun problema, sia stata mal intesa dal Consiglio Nazionale degli ingegneri quasi come un attacco diretto alla professione dell’ingegnere in Italia”. Il malinteso, secondo l’esponente dell’Ulivo, dovrebbe essere spiegato anche alla luce del principio affermato all’art. 30 del testo, secondo cui non è comunque possibile usare la denominazione professionale altrui. “Il nuovo testo di riforma – aggiunge Mantini - presenta novità di rilievo e idee innovative di una certa complessità, tra cui il principio di autoriforma degli ordinamenti da parte degli Ordini e i minimi tariffari nella progettazione delle opere pubbliche. Siamo certi che il Consiglio Nazionale degli ingegneri vorrà esprimere il proprio parere sul testo con la stessa ampiezza e attenzione usate su una parola assolutamente irrilevante della proposta di legge”.
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