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No alle analisi cliniche in farmacia.

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Il Sindacato Italiano dei Chimici Liberi Professionisti contro la Turco

di Antonio Ribezzo – Segretario Nazionale
Ancora una volta si procede con scelte politiche in totale inosservanza delle regole vigenti in materia e senza la necessaria ricerca della condivisione e della concertazione, tanto declamata ma attuata solo con alcuni soggetti. Riteniamo grave, ma riparabile, quanto promulgato venerdì 16 dal Consiglio dei Ministri circa la “qualità nel servizio sanitario nazionale” recante, oltre alla creazione della rete di assistenza 24 ore extraospedaliera 7 giorni su 7 c.d. “case della salute”, all’esclusiva per i primari, anche l’esecuzione delle analisi chimico-cliniche nelle farmacie. Si tratta di una chiara scelta che mira a sostituire i legittimi soggetti abilitati all’esecuzione responsabile delle prestazioni con altri e diversi professionisti, con ciò trasformando in “supermarket” le farmacie. Una scelta che non tiene conto della rete dei professionisti chimici,biologi e medici impegnati con una forza lavoro di circa 100.000 addetti ed 8.000 laboratori in tutt’Italia che operano da anni in piena concorrenza e libera scelta del cittadino come garantito dai DD.LL. 502/92 e 229/99. Una scelta politica che turba e crea sconcerto in tutti gli addetti proprio nel momento in cui essi sono assoggettati a dimezzamento delle tariffe, “sconti” da effettuare alle ASL, richieste di riorganizzazione con enormi capitali da impiegare. Spese ulteriori che si sommano a quelle generali di gestione (personale, reattivi,costose strumentazioni) ed aggiuntive derivate dalle normative su Privacy, smaltimento rifiuti, legge 626, parametri degli Studi di Settore,ecc. Riteniamo la proposta grave e foriera di scontri poiché un Ministro deve perseguire il bene di tutti gli addetti e non effettuare scelte “contro” altri. Il Ministro dichiara sempre più spesso che intende “garantire le competenze e valorizzare il merito dando così la certezza al cittadino” ma ci sembra che vada in direzione diversa. Siamo certi che i Professionisti coinvolti nei laboratori di analisi accreditati sapranno reagire a tale ingiusta iniziativa che, passando sulla loro testa, sconvolge il settore ampiamente normato. Noi chimici abbiamo sempre dimostrato coerenza, rispetto delle regole e perseveranza nel richiedere l’osservanza delle norme in materia di professioni protette. Tale rispetto non può prescindere dalla specificità e peculiarità delle professioni, dal rispetto delle norme poste a tutela dell’igiene e della salute dei cittadini che non ci sembra possano essere attuate nelle farmacie. “Non siamo attrezzati” è il commento dei Farmacisti apparso ieri su alcuni quotidiani. E’ vero, diciamo noi, non sono attrezzati ma neanche competenti, altrimenti anche noi potremmo pretendere, a ragione, la vendita dei farmaci nei laboratori, dei prodotti da banco, del servizio di prenotazione delle prestazioni. Una richiesta utopica ed inattuabile ? Almeno quanto la proposta del Ministro Turco.
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