80MILA FIRME PER UNA EFFICACE RIFORMA DELLE PROFESSIONI
Depositata alla Camera la proposta di legge di iniziativa popolare per la Riforma dell'ordinamento delle professioni intellettuali
Il Comitato Promotore della Proposta di Legge di iniziativa popolare sulla “Riforma dell'ordinamento delle professioni intellettuali” ha consegnato il 29 novembre 2007, all’Ufficio “Servizio per i Testi Normativi” della Camera dei Deputati la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare recante: “Riforma dell'ordinamento delle professioni intellettuali” accompagnata da 80.000 firme di cittadini italiani. “Il quorum delle 50.000 firme prescritto dalla legge – ha commentato il coordinatore del comitato promotore nazionale, il presidente del CNG, Pietro Antonio De Paola - è stato superato con estrema facilità ed il Comitato ha deciso di sospendere l’ulteriore raccolta delle firme a quota 80.000 per evitare inutile dispendio di risorse. Tra qualche mese la Proposta di Legge approderà alla Camera e testimonierà due importanti aspetti: la volontà dei professionisti di procedere alla riforma delle professioni; la capacità dei professionisti di redigere una proposta di riforma organica, equilibrata e moderna”. Il Comitato, d'altra parte ritiene insoddisfacente la proposta di riforma avanzata dal Governo, compresa l’ultima elaborata da Mantini e Chicchi, perché eleva al rango di professione qualunque lavoro intellettuale e non la conoscenza derivante e connessa ad un percorso universitario; perché gli attestati di competenza possono essere rilasciati dalle associazioni anche sulla base di “percorsi formativi alternativi” a quelli universitari; perché alle associazioni viene concesso il potere di identificare la professione (e non il contrario!); perché non è stata prevista una netta distinzione tra professione intellettuale ed impresa (anzi si richiama in modo pericoloso ed ambiguo l’Organizzazione, nozione tipica dell’impresa); perché non fa esplicitamente salve le attuali professioni regolamentate e non fissa precisi criteri sulla eventuale loro unificazione, sui loro percorsi formativi e sulle competenze; perché invece prevede all’articolo 3, comma 1, lettera g), di riorganizzare le attività riservate a singole professioni, limitandole a quelle che tutelano “diritti costituzionalmente garantiti” e che perseguono “finalità primarie di interesse generale”, criteri che escluderebbero quasi tutte le professioni, che, invece, incidono su “interessi generali e collettivi”; perché ritiene che la competitività si traduce nella sola eliminazione delle tariffe minime (principio non condiviso da recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, che escludono che il regime di dette tariffe sia in contrasto con la concorrenza, come pure è esclusa l’assimilazione delle professioni alle imprese); perché le norme si limitano alla disciplina delle società e non si preoccupano degli aspetti connessi alla gestione dello studio. “La Proposta di Legge di Iniziativa Popolare sul Riordino delle Professioni - ha aggiunto De Paola - pone invece in primo piano questi aspetti e li risolve con appropriate previsioni, puntando sulla centralità: del ruolo dei professionisti; della libera concorrenza, intesa come diversificazione e certezza dell’offerta sull’intero territorio nazionale e tutela dei diritti ed interessi dell’utente; della sussidiarietà di talune funzioni; della tutela degli interessi generali e collettivi; della estraneità del professionista allo statuto dell’imprenditore; della valorizzazione dello studio professionale come risorsa economica per il professionista e la famiglia; del riordino delle attività espresse in forma societaria; del sistema duale delle professioni intellettuali, i cui elementi distintivi sono la “conoscenza” derivante da un percorso di studio universitario avente valore legale; della conservazione delle professioni regolamentate, in quanto tutelanti interessi generali e collettivi; del riconoscimento delle associazioni professionali e relativi requisiti. Una riforma - ha concluso - come si vede, organica, che valorizza l’economia dei saperi come volano di sviluppo socio-economico e che dovrà essere posta alla base della riforma delle professioni ove si voglia perseguire la condivisione, il consenso e la partecipazione attiva del mondo dei professionisti”.