Basta un viceministro per la salute?
L'accorpamento del ministero della Salute con quello del Lavoro e delle Politiche sociali, stabilito dall'ultima legge finanziaria che riduce a 12 i dicasteri, non trova concordi tutti i partiti
Lo rivela
l'indagine condotta dalla rivista settimanale Agenzia sanitaria italiana (ASI),
che ha intervistato i responsabili sanità dei diversi
schieramenti. Favorevoli all'accorpamento Partito
democratico e Alleanza nazionale, contrari Forza Italia, UDC e Rifondazione
comunista. "I ministeri vanno ridotti - sostiene Gero Grassi del Pd -
l'importante è che la salute sia sempre considerata come valore garantito dalla
Costituzione". Una tesi in linea con quella di Domenico Gramazio, di Alleanza
nazionale: "La presenza di un viceministro per
la Salute, che sarà affiancato dagli esperti dell'Istituto superiore di sanità,
è una garanzia per un coordinamento per le attività che erano prerogativa del
ministero della Salute". Di diverso avviso le altre forze politiche. Per Domenico Di Virgilio, responsabile
sanità di Forza Italia, "la tutela della salute umana, la sanità
veterinaria e l'intera organizzazione sanitaria, data l'ampiezza della materia
e le funzioni che deve svolgere - dice - devono essere trattate da un ministero
ad hoc". Più o meno la stessa
tesi sostenuta da Luisa Capitanio Santolini, dell'UDC.
"Una cosa è il lavoro, tutt'altra la sanità. Due
ministeri così pesanti dal punto di vista delle funzioni devono assolutamente
rimanere distinti". Sulla stessa linea Erminia Emprin Gilardini
di Rifondazione comunista che sostiene come "la salute, e il modo in cui
lo Stato organizza il sistema sanitario - dice - è una questione politica di
prima grandezza". Si potrebbe anche aggiungere che, sia pure regionalizzato, il Servizio sanitario nazionale rappresenta
il principale capitolo di spesa pubblico e, probabilmente, richiede un
impegno paricolare anche per questo
motivo. Peraltro, laddove il concetto di Welfare
è nato, la Gran Bretagna, non pare che il ministero della Salute sia stato accorpato
ad altri dicasteri. E a guardare poco lontano, cioè in
Francia, c'è stata una scelta di segno opposto: il ministero della Salute ha sussunto le competenze di quello dello sport. Una strada già battuta Oltralpe ai tempi del Fronte popolare di Léon Blum che qualche risultato
lo aveva dato. E semmai, nell'esperienza europea, è sempre stato il
ministero della Salute a ricomprendere competenze sul
welfare, come accade in Olanda.