SPECIALE CONGRESSO NAZIONALE FORENSE. HANNO DETTO
XXVIII Congresso Nazionale Forense
Le dichiarazioni
Alessandro
Cassiani, presidente Ordine Avvocati di Roma: “Dal 21 al 24 settembre migliaia di Avvocati si
incontreranno a Roma per partecipare al XXVIII Congresso Nazionale Forense. Si
tratterà di un evento di straordinaria importanza nel quale verranno avanzate
proposte per un nuovo assetto dell’Ordinamento Professionale e si cercherà di
convincere il Governo a recedere dalla inaccettabile linea finora seguita. Più
in particolare, gli Avvocati riaffermeranno princìpi che da sempre
costituiscono il fondamento della loro deontologia e che sono stati messi a
repentaglio dalla riforma Bersani. Liberalizzare la pubblicità e abolire i
minimi tariffari significa infatti incidere profondamente sulla possibilità di
continuare ad improntare i rapporti tra gli Avvocati e con i clienti a lealtà e
correttezza.
Il
dibattito congressuale, che vedrà l’impegno di varie commissioni metterà a
confronto due filosofie che si fronteggiano e fra le quali è tempo di scegliere:
- quella,
secondo la quale l’Avvocato esercita un’attività imprenditoriale e in quanto
tale è libero di far leva sulla pubblicità e sull’offerta di prezzi sempre più
bassi;
- l’altra,
secondo la quale il Cittadino ha il diritto di aspirare ad avere un legale
preparato, selezionato, obbligato a dimostrare con i fatti le proprie capacità
e ad attenersi a tariffe previste dalla legge.
Al
termine, capiremo se gli attuali Governanti intendono oppure no rispettare quel
diritto di difesa che l’art. 24 della Costituzione continua a considerare come
“inviolabile”. È infatti evidente che l’immagine di un Avvocato svilito perché
equiparato a un qualunque commerciante inciderebbe irrimediabilmente
sull’effettivo esercizio di tale diritto. Continuo a sperare però che la
ragione prevalga sulle spinte demagogiche che hanno finora determinato le
scelte del Governo. La forza degli argomenti è irresistibile. Anche perché
potenziata da oltre 170.000 Avvocati graniticamente uniti nel sostenerli!”
Guido
Alpa, presidente Consiglio Nazionale Forense (Cnf): ”Credo che questa sia la prima volta che un
congresso forense si celebri contestualmente all’astensione dal lavoro,
proclamata nei giorni dal 18 al 23
settembre. La coincidenza non è casuale: è una manifestazione del disagio in
cui è stata costretta l’Avvocatura
dalle recenti innovazioni legislative che hanno, in modo erratico e senza
consultazioni, modificato, repentinamente, alcuni capisaldi della nostra
disciplina. Ma si tratta di due iniziative che si svolgono su piani diversi: la
seconda è volta a sollecitare un’attenzione all’esterno; la prima è
la riflessione interna sullo stato
attuale e sul futuro dell’Avvocatura italiana nell’ambito della disciplina
delle professioni intellettuali.
E
pertanto, delusi, aggrediti ma non rassegnati gli Avvocati italiani hanno
risposto all’appello del Consiglio Nazionale forense, degli Ordini e delle
altre componenti dell’Avvocatura per celebrare nella Capitale la sessione
finale del XXVIII Congresso forense.
E’ un congresso
che si è voluto totalitario perché tutti gli Avvocati con tutte le loro
forme espressive e rappresentative potessero concorrere a ragionare, a progettare, a discutere tra loro e con gli
interlocutori esterni alla categoria il ruolo dell’Avvocatura e i capisaldi di
una professione che deve comunque essere rispettata e sostenuta.(...) Siamo
qui riuniti per testimoniare e per
costruire, per correggere e per integrare, per cogliere i segni del cambiamento
ma anche – come ci eravamo proposti a Milano – per governarlo.
A
novembre, la sessione milanese si era
conclusa con molte attese. Avevamo dimostrato al Governo e al Parlamento allora
in carica, alle istituzioni, alla società civile, che l’Avvocatura era pronta a
sostenere con impegno, con fatica ma anche con abnegazione il proprio ruolo nel sistema di
amministrazione della giustizia; ma si aspettava – non quale premio, o quale
ricompensa , ma quale atto doveroso di collaborazione e di sostegno – un
intervento sostanzioso di riforma .
Non è
stato così, né possiamo immaginare con esattezza come si chiuderà questa
partita. Non abbiamo rinunciato a governare il cambiamento, perché – la nostra storia ce lo insegna -
l’Avvocatura sopravvive nonostante tutto: nonostante le promesse mancate,
nonostante le aggressioni subìte, nonostante
il gratuito dileggio a cui tradizionalmente è fatta segno, nonostante
l’ingratitudine di cui è circondata. I valori, il ruolo e i diritti che oggi
rivendichiamo avevano trovato una condivisione nei progetti di disciplina delle
professioni che si sono succeduti e oggi sono stati presentati dalle diverse
parti politiche: essi costituiscono un patrimonio comune che non si può cancellare con un tratto di
penna. E’ nei contenuti, oltre che nel metodo, che abbiamo contestato la svolta
repentina, inconsueta e inattesa che ha sollevato la protesta ed esacerbato gli
animi. Né è corretto accusarci di non avere accettato negoziazioni, che
però sarebbero partite da posizioni tali da mettere in gioco l’essenza della professione forense. Ogni cambiamento,
se opportuno, deve muovere da una premessa indefettibile: la salvaguardia
dell’indipendenza, dell’autonomia, della dignità e del decoro della nostra
professione”.
Michelina
Grillo, presidente Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua): “L’astensione dalle udienze è tuttora in
corso e l’adesione è altissima. Registriamo dai cittadini e dai clienti, a cui
sono state correttamente spiegate le motivazioni della protesta e gli effetti
negativi del decreto Bersani, grandi manifestazioni di solidarietà e di
apprezzamento. Il nostro congresso si apre oggi, mai così unitario e compatto:
purtroppo dobbiamo prendere atto, ancora una volta, della ostinata
indisponibilità a dialogare da parte del Governo. Lo testimonia, a tacer
d’altro, la plateale annunciata assenza ai nostri lavori del ministro di
Giustizia. Castelli, suo predecessore, a Milano venne e fu anche contestato, ma
si confrontò. Clemente Mastella, invece, non trova, per l’ennesima volta, il
tempo per dialogare con gli avvocati.
Se mettiamo da parte gli ideologismi e le polemiche faziose, rimangono i
fatti. La legge Bersani è e vuole essere punitiva. La filosofia che sottintende
è orientata e finalizzata a sferrare un forte ed inusitato attacco ad una
intera parte del tessuto socioeconomico del nostro paese, di cui le professioni
e la piccola e media imprenditoria – aggredita nella stessa logica di sfavore
fiscale - sono la nervatura sociale. Come leggere altrimenti la tracciabilità
dei compensi professionali che, sulla scorta del fumus persecutionis di
chi ha individuato nel professionista un potenziale evasore “a prescindere”, ha
notevolmente aggravato gli incombenti amministrativi degli studi e la gestione
dei rapporti con il cliente.
Ma questa
legge colpisce anche e soprattutto la macchina giudiziaria e con questa i
cittadini. Pur nella obiettiva gravità delle misure adottate, il Ministro
Bersani, non più tardi di martedì sera intervenendo in un talk show televisivo,
non ha avuto la bontà di spiegare cosa abbiano a che vedere con la concorrenza
e la pretesa liberalizzazione del mercato misure pure contenute nel suo
provvedimento-manifesto, quali:
- la
fortissima riduzione dei fondi statali destinati al comparto giustizia;
- la
eliminazione dell’anticipazione a mezzo di Poste Italiane SpA dei costi di
giustizia tra cui gli emolumenti dei Giudici di Pace e i compensi per i
difensori d’ufficio e dei non abbienti e per i consulenti tecnici di ufficio.
La
protesta degli avvocati italiani, mai sterile e corporativa, si fonda anche su
questioni vitali per il buon funzionamento della giurisdizione e per la tutela
dei cittadini meno abbienti. Una delle nostre proposte per mettere a nudo le
menzogne demagogiche che hanno accompagnato questa brutta stagione della
politica italiana è di attuare una volta al mese, quantomeno finchè permarrà
l’attuale stato delle cose, una “giornata dell’avvocatura per la tutela
dei diritti”, nella quale fornire consulenza gratuita ai cittadini,
diffondendo nell’occasione un documento che succintamente evidenzi l’interesse
primario dell’utente a sostenere in prima persona le ragioni della protesta.
Serve una
inversione di tendenza. Chiediamo un segnale chiaro per un più corretto
rapporto tra gli avvocati e il Governo: la sospensione dell’efficacia dell’art.
2 della “Bersani”, la fissazione di un chiaro e condiviso percorso per la
riforma delle professioni e dell’ordinamento forense, e la previsione in
finanziaria di risorse sufficienti per il settore Giustizia. Chiediamo ancora
una volta: dialogo, dialogo, dialogo. In assenza di questo continueremo con
iniziative di protesta, non potendo in alcun modo abdicare alla ferma e strenua
difesa dei diritti di cui siamo custodi”.
Maurizio
De Tilla, presidente Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense: “La morale di questa brutta favola è che
il ministro Bersani vorrebbe avere al posto degli avvocati dei semplici
mercanti. Questa è la filosofia che sta dietro ad una legge che vuole
irrimediabilmente cambiare la natura, i principi e le funzioni di una importante
professione quale è la nostra. Gli avvocati tutelano diritti sanciti
costituzionalmente e il diritto di difesa non può passare attraverso criteri
meramente mercantili, perché se così fosse a pagarne le conseguenze saranno in
primis i cittadini.
La legge “Bersani”
contrasta con l’etica professionale e con l’ordinamento forense, con quanto
sancito dall’articolo 24 della nostra Costituzione e con quanto stabilito dalla
Comunità europea. Per fare chiarezza in un dibattito ricco di menzogne è giusto
sottolineare che l’Europa, tanto invocata, al contrario di quanto si è finora
detto in Italia, ha fissato principi che vanno nella direzione opposta alla
“Bersani” sottraendo numerose attività professionali, e in primis quelle
legali, alle regole della concorrenza in considerazione della loro funzione
pubblica o di pubblica necessità.
Non è vero
quindi che da Bruxelles arriva la richiesta di imporre l'abolizione dei minimi
di tariffa e delle tariffe fisse obbligatorie, di abolire il divieto del patto
della quota lite, di consentire di pubblicizzare il tariffario praticato dallo
studio, di dare la possibilità di costituire società multidisciplinari anche
con professioni che prevedono nei propri ordinamenti i capitali dei terzi.
Aspettiamo
ora, fiduciosi e certi delle nostre obiezioni, i pronunciamenti della Corte
costituzionale e della Corte Europea”.