Il patto per la valutazione dei dipendeti pubblici è un bluff
di Learco Saporito (responsabile per la Pubblica Amministrazione di An).
Mi meraviglio come importanti ministri e seri sindacalisti si siano prestati a dare tanto clamore al Patto per rilanciare la Pubblica amministrazione, che nulla aggiunge alle poche risorse destinate dalla Finanziaria al rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti. Il memorandum sottoscritto da governo e sindacati confederali si limita innanzitutto all'assegnazione da parte del governo di generici impegni a migliorare l'efficienza della Pubblica amministrazione, ad assumere la meritocrazia come parametro unico dell'ordinamento burocratico. In più si accenna al problema precariato senza trovare un'immediata soluzione. Per quanto riguarda la mobilità si conferma l'impegno già sottoscritto dal governo Berlusconi e dai sindacati confederali nel maggio 2005 a Palazzo Chigi. In realtà tutto questo bluff nasconde un'unica novità: quello di sottoporre ad una contrattazione sindacale il conferimento degli incarichi dei dirigenti pubblici. Si tratta di una grave rinuncia che fa il governo e che è in contrasto con tutta la legislazione che ha sancito l'indipendenza e l'autonomia dei pubblici dipendenti, la cui carriera e il cui ordinamento sono obbligatoriamente disciplinati da leggi dello Stato. Quanto alla previsione di una sorta di pagella per i dipendenti pubblici ossia di un organismo esterno con il compito di verificare l'efficienza dei dirigenti, si tratta di una cosa veramente ridicola perché già esiste un'autorità pubblica che se ne occupa istituzionalmente: è il ministro di ciascuna amministrazione. Se un ministero rinuncia a verificare la produttività dei suoi dipendenti, non ha altra ragione di esistere.