Storia di un ddl fantasma
Di Elisa Pastore
La riforma delle professioni naviga ancora sotto costa. Il disegno di legge varato dal Consiglio dei ministro nell’ormai lontano primo dicembre dello scorso anno si era perso nei meandri dell’arcipelago amministrativo, ma era ricomparso, a sorpresa, la scorsa settimana con l’annuncio dell’apposizione della firma da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Chi però pensava che stesse finalmente approdando a vele spiegate verso il Parlamento si è dovuto ricredere: il ddl è giunto, sì, alla Camera ma dal molo della commissione giustizia non è stato ancora avvistato, in quanto non è stato ancora assegnato. Se si visita il sito internet della Camera si può constatare, anzi, che il disegno di legge è stato anche numerato: è l’atto Camera n. 2160, ma del testo non c’è neanche l’ombra. Piccola cronistoria: A non voler andare troppo lontano, gli echi di una bozza di riforma sono stati registrati dalle cronache nell’a.d. 2000 quando, a settembre l’allora Guardasigilli del Governo Amato, Piero Fassino presentò agli ordini un articolato orientativo: un ddl delega composto in tutto da otto articoli. Evidentemente trovò una secca e non poté proseguire la navigazione. Ci provò poi anche, durante il Governo Berlusconi, il sottosegretario Michele Vietti, con un articolato di più ampia portata, composto da 36 articoli. Ma anche questo si arenò. La speranza di alcuni, il timore di altri è che subisca identica sorte l’attuale disegno di legge delega al “governo a procedere al riordino dell'accesso alle professioni intellettuali, alla riorganizzazione degli ordini, albi e collegi professionali, al riconoscimento delle associazioni professionali, alla disciplina delle società professionali e al raccordo di tali disposizioni con la normativa dell'istruzione secondaria superiore e universitaria". E per i più ottimisti, il ddl dopo questa lunga navigazione di avvicinamento, forse si sta attrezzando per affrontare la burrasca dell’esame parlamentare……. Di riforma della professioni si è parlato anche ieri nell’Aula di Palazzo Madama. A ricordare l’iter travagliato è stato l’ex Guardasigilli, Roberto Castelli, attuale presidente dei senatori della Lega, intervenendo nel dibattito seguito alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Clementa Mastella nella sua relazione annuale sullo stato della giustizia. "Ministro - ha detto Catelli - lei ha assolutamente dimenticato l'importante e fondamentale categoria dei professionisti, che regge in maniera importante e decisiva l'economia del Paese. Lei non ha fatto alcun riferimento né ha speso una parola su di loro nella sua relazione. Essi non esistono e non si sa né quali siano le sue idee in proposito né cosa intenda fare. È notizia di oggi e non di ieri, me ne sono interessato personalmente, che finalmente hanno depositato alla Camera il suo progetto di riforma. Avremmo voluto sapere quali fossero al riguardo i fondamenti, quali le sue prospettive, quali le possibili aperture e quali le sue intenzioni di interlocuzione con l'opposizione. Anche su questo, invece, riscontriamo il vuoto assoluto. Ma, signor Ministro, si tratta di aspetti fondamentali della sua azione di Governo e mi stupisce veramente che ella non abbia detto assolutamente niente al riguardo. In realtà, lei ha affrontato soltanto due argomenti. Il primo, del quale nessuno nega l'importanza, concerne quanto dibattuto anche in Aula in queste ore: la previsione dell'articolo 110 della Costituzione e le intenzioni del Ministro al momento dell'attivazione dei servizi per il funzionamento della giustizia e, sostanzialmente, dell'esercizio della giurisdizione. Questo tema è l'unico veramente a cuore all'Associazione nazionale magistrati, preoccupatissima che in qualche modo siano coartate o toccate le prerogative dei magistrati su questo fronte".