Valorizzare le competenze del Perito Industriale
Berardino Cantalini (Presidente C.N. Periti Industriali)
C’è una regola non scritta che non ci rende onore, ma della quale il nostro Paese non riesce a liberarsi. Ci riferiamo al fatto che spesso le direttive europee, moderne e avanzate, rimangono impantanate nella palude di leggi e leggine che mal si combinano con quanto emanato a Bruxelles. E la competenza professionale del Perito Industriale, con le proprie 26 specializzazioni, corre il serio rischio di essere penalizzata della mancata armonizzazione tra quel che accade in Europa e quel che tenacemente resiste nel nostro Paese, impedendo di fatto la realizzazione di un capitolo importante di quel processo di modernizzazione che tutti, a parole, auspicano. La questione ruota intorno alla Direttiva 2005/36, quell’atto legislativo che ha reso i Periti Industriali professionisti a tutti gli effetti anche negli altri 24 Paesi dell’Unione Europea, ma che tarda a diventare il testo di riferimento per il quadro normativo del nostro Paese, costringendo gli oltre 47.000 iscritti all’Albo dei 97 Collegi territoriali in una situazione assolutamente inaccettabile proprio qui dove si sono formati e affermati nel mondo del lavoro e dell’innovazione. Non è certamente questa la sede per affrontare nel merito i provvedimenti voluti dal Ministro per lo Sviluppo Economico, On. Pierluigi Bersani, ma resta il fatto che l’orientamento di fondo al quale sembrano ubbidire proietta una luce sinistra anche sul futuro della Direttiva 2005/36. Se il nostro avvenire è in Europa, il nostro presente è ancora in Italia e solo costruendo solide fondamenta qui nel nostro Paese potremo avere la certezza di continuare a recitare il nostro ruolo anche sulla scena europea. Per fare tutto questo, per modificare radicalmente il clima sopra la Penisola, è necessario partire da alcune considerazioni di fondo. In Europa, già da tempo, viene utilizzata un’unica denominazione per il tecnico di primo livello, quello di “Ingegnere tecnico”, riconoscendogli adeguate competenze non confondibili con quelle di professioni di livello diverso. È per questo che con gli altri Consigli Nazionali delle professioni tecniche di primo livello abbiamo stretto un’alleanza di ferro intorno ad un progetto comune che ha già risvegliato l’attenzione e la sensibilità di diversi parlamentari. Ne sono testimonianza i disegni di legge attraverso i quali si intende conferire la delega al Governo per l’istituzione dell’Ordine dei tecnici laureati per l’ingegneria e l’unificazione dei Collegi dei Geometri, dei Periti Agrari e dei Periti Industriali, nonché delle rispettive Casse di previdenza e assistenza. Questi disegni di legge sono il segno della volontà comune di tre professioni che hanno compreso in quale direzione vogliono muoversi per il bene della committenza pubblica e privata, ma anche per l’economia del nostro Paese. E che lo hanno compreso, proprio guardando all’Europa, prima con la Direttiva 1989/48 e poi proprio la Direttiva 2005/36. Quindi, il pieno recepimento della Direttiva europea dovrà comportare, inevitabilmente, l’approvazione della legge di riforma delle professioni intellettuali. In questa scelta europea rientra l’iniziativa cui facevamo cenno e che vede coinvolti in un unico sforzo insieme ai Periti Industriali la categoria dei Geometri e quella dei Periti Agrari. La nostra comune e articolata proposta, in sostanza chiede di istituire un Ordine dei tecnici di primo livello, che, nell’ottica dell’unificazione degli albi professionali dei tecnici di pari livello, sia la “casa” per i laureati triennali nelle materie tecniche. In questa nuova casa, potranno confluire anche gli attuali diplomati tecnici professionisti. Di questo si deve rendere conto il Parlamento: salvaguardare il futuro professionale dei suoi giovani, cominciando a qualificarli come “Ingegneri tecnici”.