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Più potere agli infermieri

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La Cgil chiede un loro maggiore coinvolgimento nel rapporto medico-paziente

Superare la visione medico-centrica che assegna ai medici la direzione di tutte le strutture gestionali più importanti e affidare al dirigente infermiere piena autonomia nella gestione del personale infermieristico (turni di lavoro, formazione, carriere), avviando modelli organizzativi dove medici e infermieri condividano responsabilità e risultati della prestazione assistenziale. È la tesi esposta da Alfredo Maglitto, responsabile Fp Cgil Sanità di Modena, in occasione del convegno regionale "Professioni sanitarie e modelli organizzativi: le iniziative e le proposte della Cgil". Grande il mutamento che ha caratterizzato il sistema sanitario regionale e provinciale negli ultimi 10-15 anni. All'accelerazione organizzativa e tecnologica, e ad altrettanti mutamenti significativi nel settore della formazione degli operatori sanitari, cui oggi è richiesta la laurea, non corrisponde, però, un equivalente cambiamento nel rapporto di lavoro medici-infermieri. "Il modello organizzativo- commenta Maglitto- è rimasto quello di 20 anni fa (o è cambiato di poco) con il medico che visita e impartisce le direttive, l'infermiere che esegue attività parziali sul paziente, non può integrare il suo intervento con quello del medico, non conosce e non partecipa al risultato finale di cura". Il modo per valorizzare il ruolo gestionale di altissimo livello dell'operatore del Servizio Infermieristico e Tecnico, secondo la Fp Cgil, consiste innanzitutto nell'inserire elementi che gli garantiscano spazio all'interno del cosiddetto Atto aziendale, la cui adozione, prevista per legge, definirà la macrostruttura aziendale e potrà modificare i modelli organizzativi finora prevalenti. "All'Università- ha detto Maglitto al preside della facoltà di medicina, Aldo Tomasi, intervenuto al convegno- chiediamo di verificare se all'alto livello formativo che forniscono agli operatori sanitari, e ad altre figure in ambito sanitario, corrisponde un'attività lavorativa di adeguato livello. Non è così, per la maggior parte dei casi si tratta di attività di basso profilo" Per integrare le professioni sanitarie e rilanciare il ruolo infermieristico, secondo la Fp Cgil potrebbero essere previsti momenti di formazione interdisciplinare sia a livello di universitario che sul lavoro: "approfondimenti su aspetti di medicina e occasioni di lavoro in equipe già durante gli studi" conclude Maglitto.
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