Facoltà di scienze infermieristiche fuori da medicina
Lo chiede Annalisa Silvestro, presidente dei Collegi Ipasvi
“Abbiamo bisogno di infermieri preparati che si confrontino positivamente con gli altri professionisti della sanità. Vogliamo avere un posto accanto alle altre figure della sanità e non essere subordinati”. Lo ha chiesto Annalisa Silvestro, presidente dei Collegi Ipasvi, al ministro della Salute, Livia Turco, intervenuta alla Prima Conferenza Nazionale sulle Politiche della professione Infermieristica, i cui lavori si sono conclusi sabato scorso a Roma. ''Si continuano a formare infermieri utilizzando, come docenti, professionisti che infermieri non sono'', ha spiegato Annalisa Silvestro, sottolineando uno dei punti dolenti della formazione in questa disciplina. ''Le cattedre attivate per il corso di laurea in scienze infermieristiche - continua - vengono assegnate ai medici che non possono conoscere fino in fondo il lavoro dell'infermiere. Il ministero della Salute non può non interessarsi a questa nostra necessità, dal momento che il sistema sanitario italiano utilizza il 90 % della forza infermieristica ed eroga fondi gestiti poi dalle Regioni''. Annalisa Silvestro, inoltre, ha denunciato la difficoltà di dialogo a livello istituzionale con l'Università, che oggi forma gli infermieri all'interno della facoltà di medicina. ''Non abbiamo avuto la possibilità di confronto''. E , in mancanza di risposte, ''abbiamo le forze per pensare a una Facoltà di Scienze infermieristiche fuori da medicina'', ha detto raccogliendo un lungo applauso dalla platea. L'incontro di Roma si è concluso con la presentazione di un documento programmatico, in quattro punti, sulle Politiche della professione infermieristica in cui l'Ipasvi chiede che:
- l'infermiere non sia costantemente costretto in modelli organizzativi che premiano la ripetitività delle attività, il lavoro per compiti, la limitazione nelle proprie possibilità decisionali e nella definizione dei percorsi di assistenza;
- il ruolo di coordinamento e di dirigenza non venga più utilizzato per trovare soluzioni a contenimenti e razionamenti, ma nell'impegno a individuare soluzioni innovative che possano mantenere buoni livelli assistenziali, pur nella limitatezza delle risorse fornite;
- si trovi la disponibilità aziendale ad un recepimento fruttuoso delle responsabilità dell'infermiere ridefinite e una reale volontà di mettere in gioco le sue nuove competenze specialistiche o gestionali acquisite con ulteriori percorsi universitari;
- si aumenti il numero degli studenti infermieri, si ridefiniscano i percorsi formativi, si dia una risposta formativamente efficace alle richieste di sperimentare nuove modalità di insegnamento e si definisca in modo appropriato e coerente il ruolo degli infermieri in possesso di laurea magistrale.