Perché chiediamo una commissione di inchiesta sulla carenza di infermieri
Daniele Carbocci (Direttivo Nazionale NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche)
Che in Italia vi sia una carenza di personale infermieristico è un dato più volte denunciato e ormai acquisito come dato di fatto. Quindi perché chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta? Forse perché nonostante quanto affermato pochi mesi fa dalle commissioni Cultura e Affari sociali della Camera è fuorviante affermare che il motivo della carenza infermieristica in Italia sia, tout court, la formazione. È quindi evidente che in sede politica non è ancora ben chiaro che la carenza infermieristica in Italia è dovuta ad una molteplicità di fattori che solo un serio intervento di governo può risolvere. Questi fattori sono rappresentati dal mancato riconoscimento sociale della professione, dall’attuale organizzazione del lavoro che genera uno stato di oggettivo malessere della categoria, dal trattamento economico pari a quello di un operaio generico, dagli sviluppi di carriera praticamente inesistenti. E anche quando qualcuno si spinge oltre per individuare il motivo per il quale si fugge dalla professione infermieristica o del perché i giovani non vi si avvicinino, si pensa sempre ad uno o all’altro senza pensare all’insieme di essi. Insieme che scoraggerebbe chiunque, anche ben motivato, da intraprendere una qualsivoglia professione. Molti abbandonano la professione perché gravati da difficoltà fisiche, eppure nessuna norma prevede alcuna malattia professionale. E nessuna norma riconosce l’attività dell’infermiere come lavoro usurante: eppure gli infermieri garantiscono l’assistenza nelle 24 ore con turni massacranti e in situazione di disagio estremo. Coinvolgimento emotivo e depressione per la vicinanza a situazioni umane estreme, patologie a carico del rachide per la movimentazione dei carichi, disturbi del sonno-veglia per il lavoro notturno, i rischi chimici e biologici non sono riconosciuti. È in questo scenario che, secondo le valutazioni dell’OCSE in Italia ad oggi mancano 68 mila infermieri portando la Nazione agli ultimi posti tra i paesi occidentali in ordine al rapporto infermieri-numero di abitanti con 5,4 infermieri per 1.000 abitanti rispetto allo standard di 6,9. Nel periodo 1998/2004 il turn over professionale ha dato un saldo negativo di 15.000 unità, e una previsione realistica individua in 18.000 unità gli infermieri che ogni anno lasceranno la professione. Un altro dato fondamentale è rappresentato dal fatto che la forza lavoro infermieristica compresa tra i 30 e i 39 anni di età risulta essere il 47,8% del totale il che comporta che in poco più di un decennio metà degli infermieri attualmente in forza al SSN lasceranno il servizio. Ed è per questo che come organizzazione sindacale di categoria, riteniamo che solo una commissione parlamentare di inchiesta possa far suoi questi dati di fatto e mettere in campo le giuste misure per arginare la progressiva perdita di personale infermieristico. Da parte nostra alcune indicazioni le abbiamo: che il Ministero della Salute si faccia garante dell’effettiva applicazione delle competenze dell’infermiere non solo in ambito assistenziale bensì anche nell’ambito gestionale e formativo. Chiediamo che agli infermieri sia data la possibilità di esercitare in toto il loro mandato prevedendo l’impiego nell’ambito universitario della formazione e in quello dirigenziale della gestione dei processi produttivi delle strutture sanitarie. che venga riconosciuta un’area contrattuale autonoma come previsto dall’art. 40 comma 2 del d.lgs n. 165 del 2001, che dia dignità agli stipendi degli infermieri. che, al pari dei professionisti medici, venga riconosciuta a tutte le professioni sanitarie la possibilità di svolgere la libera professione e venga riconosciuta un’indennità di esclusività per chi esercita tale diritto all’interno del SSN. che la professione infermieristica rientri a pieno titolo tra i lavori usuranti.