Adempimenti fiscali, i professionisti non sono uniti
di Roberto Falcone
Siamo stati facili profeti. Ma la nostra previsione si è avverata per colpa della mancata coesione delle categorie economico-contabili nelle battaglie professionali. Non a caso ad ottobre dello scorso anno abbiamo sollecitato con insistenza il governo ad eliminare l’obbligo di inviare gli F24 esclusivamente on line, pronti anche alla sospensione dell’invio telematico e di tutti i servizi connessi. Sospettavamo già che con questa manovra, abilmente scongiurata durante il governo Berlusconi, l’amministrazione finanziaria avrebbe fatto passare per leciti ed opportuni altri provvedimenti mirati a trasformare gli intermediari fiscali in veri e propri dipendenti del Fisco, in tutto e per tutto, tranne che sulla busta-paga. Così è stato. E dopo l’F24 on line la breccia si è aperta per tanti e numerosi adempimenti ed anticipi di scadenze contro le quali solo adesso le categorie economico-contabili protestano a gran voce. Forse, però, arrivano in ritardo. E il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Vincenzo Visco, preso da altri impegni, può permettersi di non reagire alle pubblicazioni sui paginoni dei giornali. Del resto il governo non si aspetta dai professionisti le stesse clamorose manifestazioni che portano in piazza tassisti, camionisti o dipendenti pubblici. E andando avanti secondo il principio “divide et impera”, prima approva i provvedimenti e poi li illustra alle categorie economico-contabili riunite in commissioni che ora riguardano gli studi di settore ora interessano le problematiche fiscali. Ma in tutti i casi risultano tavoli inutili dove il dialogo costruttivo è solo a parole perché tutto è già stato deciso. Alla luce di questa amara consapevolezza, sarebbe forse stato meglio che i presidenti degli ordini professionali che ad ottobre hanno snobbato la proposta dei tributaristi della Lapet, avessero aderito all’iniziativa sostenendo la battaglia per l’invio telematico. L’associazione protestava contro l’eliminazione dell’obbligo, senza patteggiamenti: né proroghe né allargamento di compensi. Eravamo convinti già da allora che l’obbligo telematico non poteva essere una soluzione o meglio, non la sola, per semplificare la riscossione delle imposte. Anzi, avrebbe rappresentato un onere sia per i professionisti che per i consumatori. Ritenevamo tale disposizione assurda e inutile, calata dall’alto, visto che il governo non aveva mai esposto le ragioni di questa drastica decisione. Il tempo ci ha dato ragione. Gli ordini professionali se ne sono resi conto solo a posteriori. Ed oggi ci ritroviamo di fronte ad un nuovo provvedimento imposto con le stesse modalità dell’F24. Senza concertazione, senza una spiegazione effettivamente logica: l’anticipazione del calendario delle scadenze di Unico 2007. Il ministero dell’Economia vuol far passare la sua decisione come necessaria nell’ottica di una più efficace lotta all’evasione fiscale. Ma questa stessa lotta risulterà vana se resterà unilaterale e limitata esclusivamente alle responsabilità degli intermediari fiscali. Avremmo preferito essere coinvolti per poter esprimere la nostra opinione su una decisione che non farà altro che creare ancora più confusione, rendendo necessario un nuovo slittamento dei termini anche in virtù delle numerose modifiche apportare al Tuir dalla Legge Finanziaria 2007. Ma non possiamo pretendere nulla ora. La colpa è tutta nostra. E’ la mancata coesione tra professionisti che inevitabilmente produce effetti di questo tipo. Se già ordini e associazioni non sono uniti sul fronte delle rivendicazioni riguardanti gli interessi generali delle professioni, perché sono presi da quelli specifici della categoria, non possiamo aspettarci che l’interlocutore istituzionale non ne approfitti alla prima occasione. Né tanto meno immaginare che alzando la voce alla fine della partita l’arbitro torni al fischio d’inizio. E’ necessario invece, come noi tributaristi della Lapet insistiamo da tempo, un fronte unico e compatto per contrastare in prima istanza le intenzioni politiche di fare ricadere oneri e responsabilità sui professionisti. E poi per respingere provvedimenti inaccettabili. Probabilmente, ancora c’è scarsa consapevolezza tra le categorie economico-contabili della forza sindacale che tutti insieme rappresentano. Se scioperano altri lavoratori i disagi si riversano su tutti gli italiani. Ma se i professionisti, tutti insieme, si astengono dalla presentazione delle dichiarazioni, dall’invio telematico entro le scadenze prestabilite, i disagi non riguardano più solo i cittadini ma le casse dello Stato. Senza imposte, l’Erario resta a secco. I professionisti sono dunque la più potente forza sindacale in Italia in questo momento. Ma resteranno deboli fino a quando non ne assumeranno consapevolezza e permetteranno al ministro di turno di suggerire l’assunzione di nuovi collaboratori di studio per servire lo Stato.