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l'opinione

51 Congresso Ingegneri. Riforma delle professioni solo con il dialogo.

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di Luigi Berliri

È sempre la riforma delle professioni che tiene banco al 51 congresso degli ingegneri che si sta svolgendo a Treviso (nella foto la platea degli ingegneri). Pierluigi Mantini, responsabile per le professioni della Margherita, ha ammesso di «non aver apprezzato alcune cose del decreto Bersani, ma le norme sono state sciagurate più per il modo in cui sono uscite che non per i contenuti. Bisogna – ha aggiunto - ora passare a un momento più costruttivo, dopo i momenti di ira e di sdegno. La modernizzazione delle professioni è assolutamente necessaria. Parliamo di 4 milioni di lavoratori e quasi il 15% del Pil: è il mercato del lavoro più innovativo e importante d’Italia. Il Governo non ha la pretesa di distruggere le professioni. C’è stato un avvio brusco, da qualcuno considerato anche incostituzionale, è stato un momento particolare nell’attività di governo. Decreto Bersani riguarda ben 12 settori, non solo le categorie professionali, si è trattato di un intervento definito dal Governo “di scossa”, nella consapevolezza che è stato un passaggio eccezionale e che non deve ripetersi: per le prossime riforme è necessario il dialogo. Nelle commissioni saranno sentiti gli ordini professionali – ha detto ancora Mantini - ma il decreto è stato come un enzima per far fermentare il dialogo. Ho fiducia che la riforma delle professioni, ora agli inizi, andrà bene. Valutiamo intanto gli effetti dell’articolo 2 del decreto Bersani, che toccano tre punti: tariffe, società, pubblicità. Sulla pubblicità non c’è problema, l’articolo 2 non introduce novità particolari. La pubblicità si svolgerà sotto il controllo degli ordini che ne controlleranno la correttezza. Sulle società non cambia di una virgola l’assetto esistente. Ci sono già le società di capitali, professionali e interprofessionali. Si tratta di dare una spinta per le società professionali e interprofessionali ma di persone. Tariffe: è un punto importante ma non così tanto da costruirci sopra l’inferno o il paradiso. Anche dopo il decreto Bersani il sistema delle tariffe resta, con un unico punto di cambiamento reale: le tariffe minime non sono più obbligatorie ma facoltative. Non è un problema così grave. Il massimo rimane obbligatorio, il minimo è facoltativo. Rimane la possibilità di mantenere le tariffe per tutte le categorie professionali che svolgono servizi pubblici, con minimi e massimi negoziabili dal cliente. Lavori pubblici: le tariffe minime restano, non sono cambiate da questo decreto. Siamo preoccupati che in Italia si possano eseguire opere pubbliche sulla base del prezzo più basso. Il confronto si fa sulla qualità, non sul prezzo: mi concentrerei su questo punto, da mantenere nelle sedi di discussione istituzionale. La riforma è all’orizzonte: siamo ottimisti. Non è un bene che non ci sia dialogo tra governo e mondo delle professioni, ma c’è già l’mpegno del ministro Mastella a formalizzare la costituzione di un tavolo permanente presso il ministero per il dialogo con le professioni. Il dialogo quindi riprenderà – ha concluso - perché tutti siamo orientati a un futuro di crescita delle professioni italiane». È poi intervenuto Ermete Realacci, presidente della VIII commissione della Camera, per il quale «le professioni intellettuali rappresentano il tipo di infrastrutture materiali e di conoscenza di cui il Paese ha bisogno. La capacità di innovazione, l’intelligenza umana rappresentano l’energia più importante e rinnovabile da mettere in campo. Occorre pensare a quale debba essere il futuro dell’Italia: la sfida è capire quale scenario competitivo si prefigura per il nostro Paese, anche in relazione al fenomeno Cina. In termini di quantità noi siamo perdenti, ma è necessario vincere nella qualità, che è data da tecnologia, innovazione e creatività. Stanno tornando in Italia molte produzioni di qualità: abbiamo molte chances, che si collegano all’ingegno, alla creatività e ad un fortissimo legame con il territorio. L’Italia è forte quando fa investimenti come gli altri paesi e quando li collega all’idea positiva che si ha del paese nel mondo: creatività, coraggio, buona amministrazione. Ma c’è bisogno anche di una buona strumentazione che si adatti al territorio italiano. Vinceremo – ha concluso -  se saremo competitivi su terreni nei quali l’Italia può essere la prima. L’Italia ha bisogno di tanta conoscenza, competenza e di tanti ingegneri che facciano il loro lavoro avendo però la fantasia di guardare anche al resto del mondo». Tra gli interventi più applauditi quello di Antonio Preto, Consigliere giuridico della Commissione Europea che ha sottolineato come «non sia vero che l’unione europea vuole l’abolizione degli ordini. Gli ordini sono presenti in tutti i paesi europei, salvo Gran Bretagna e Irlanda che hanno le associations, come gli ordini ma di natura privata. La direttiva 2005/36 consente la valorizzazione degli ordini. La Corte di giustizia europea si è pronunciata sul rapporto tra ordini professionali e concorrenza e ha escluso che gli ordini possano acquisire una posizione dominante sul mercato, poiché i professionisti iscritti all’albo non sono sufficientemente collegati per adottar euna stessa linea d’azione che possa limitare la concorrenza. Nella sua veste di organismo pubblico, il consiglio nazionale di un ordine può tuttavia assumere decisioni anticoncorrenziali e che incidono sugli scambi intracomunitari: norme su organizzazione, qualificazione, deontologia, che forniscano la garanzia di integrità e di esperienza ai consumatori possono limitare la concorrenza qualora siano diretti a perseguire obiettivi di interesse pubblico. L’abolizione delle tariffe minime – quindi aggiunto - non è richiesta dall’Unione europea. Il Parlamento europeo si è più volt espresso a favore di tariffe obbligatorie per le professioni intellettuali. Il Parlamento europeo ritiene che la concorrenza dei prezzi tra i professionisti, s enon regolamentata, conduce a una riduzione della qualità del servizio prestato, a detrimento ei consumatori. La commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per le tariffe di avvocati, ingegneri e architetti. Tale infrazione non trova riscontri sufficienti dal punto di vista giuridico, politico ed economico».

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