I professionisti, un’eccellenza incompresa
Meno del 10% degli italiani sa che gli ordini professionali sono organi ausiliari dello Stato
Dal 1996 al 2005 il settore delle professioni regolamentate è cresciuto del 58,20%, un risultato di grande spessore in un mercato del lavoro che negli stessi anni è stato invece contrassegnato da stagnazione e rallentamento. Un aumento che in dieci anni ha portato negli Ordini e nei Collegi professionali circa 330mila nuovi iscritti, arrivando a far superare la quota di 1.800.000 ai professionisti intellettuali italiani. Tra il 2000 e il 2006 gli ingressi maggiori si sono registrati tra gli Ingegneri (+43mila iscritti pari ad un +30%), gli Architetti (+40mila iscritti pari ad un +48%) e gli Psicologi (+26mila iscritti pari ad un +83,5%). Il Censis nello studio ‘Sviluppo e futuro per le professioni intellettuali italiane’ del 2003 ha sottolineato a chiare lettere da una parte l’importanza di questo settore nell’economia del Paese e dall’altra uno dei maggiori problemi della categoria: “Nonostante rappresentino uno dei volani occupazionali principali della nostra economia e nonostante siano la parte più qualificata del terziario, le organizzazioni professionali non hanno una visibilità sociale altrettanto significativa”. Esiste dunque, in base allo studio del Censis, un problema di comunicazione sui meriti del sistema ordinistico italiano: “Basti pensare che soltanto il 52,2% degli italiani pensa di sapere cos’è un Ordine professionale, salvo che solo il 9,2% conosce esattamente la sua natura di organo ausiliare dello Stato, mentre la stragrande maggioranza (52,6%) li ritiene organismi che tutelano gli interessi degli iscritti” (ibidem). Un contesto difficile in cui operare per il Comitato promotore della “Riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali” che, nella proposta di legge di iniziativa popolare, è chiamato a scontrarsi immediatamente con pregiudizi legati ad un vago concetto di corporativismo privo dei necessari fondamenti. Ciononostante è proprio affrontando direttamente e con i numeri questi stereotipi che il patrimonio intellettuale rappresentato dalle professioni regolamentate ha la possibilità di riscattarsi. I professionisti intellettuali hanno ormai raggiunto quasi la quota dei due milioni, raccolti in 29 Ordini regolamentati che comprendono tutti i settori fondamentali di una società moderna. La loro presenza è aumentata ovviamente anche in base alla popolazione, passando da 26 professionisti regolamentati ogni 1000 abitanti a 31, mentre nel mondo dell’occupazione si è passati dai 72 su mille a 79. Un mondo, quello dei professionisti, non giovanissimo con il 23,2% degli iscritti sotto i 35 anni e il 48,5% tra i 36 e i 50. Un ‘ritardo’ nell’ingresso nel mercato del lavoro dovuto essenzialmente all’enorme mole di conoscenze richiesta al professionista ed acquisibile esclusivamente con l’esperienza sul campo. Ecco dunque la necessità di tirocini e formazione pratica che diano un senso alle parole praticantato ed esame di Stato; passaggi obbligati per certificare il raggiungimento dello standard qualitativo minimo, che gli Ordini professionali sono tenuti per definizione a garantire ai cittadini, e un percorso sicuro per il futuro dei neoiscritti. Una lunga formazione per arrivare ad esercitare una professione, che tuttavia diventa ‘continua’ nel vero senso della parola ponendo ancora una volta i professionisti all’avanguardia nel mercato del lavoro italiano con un 33,3% di risposte positive alla possibilità di rimettersi a studiare per migliorare la propria posizione e una grande propensione alla mobilità territoriale con la disponibilità a spostarsi in altre città (24,5%) o addirittura all’estero (22%). I professionisti italiani rappresentano già ora uno dei principali sostegni all’economia e un’intermediazione insostituibile tra i cittadini e le istituzioni; per funzionare bene però hanno bisogno di veder riconosciuto il loro ruolo e di veder salvaguardati, pur nell’esigenza di una riforma, gli Ordini che li regolamentano proprio in quanto ‘organi ausiliari dello Stato’. La raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare sarà dunque anche l’occasione di mettere in mostra, per una volta, le ‘eccellenze’ connesse alle professioni intellettuali regolamentate che esistono in Italia. Un valore che i cittadini conoscono bene quando si trovano ad aver bisogno di un professionista, richiedendo soprattutto affidabilità (63,2%) e in seconda battuta efficienza (34,6%). Il cittadino vuole dunque certezze e competenza dal professionista, non sarà perciò la pubblicità che si vuole introdurre, per fare un esempio pratico, a certificare tali requisiti, mentre un Ordine indipendente e autonomo ne è la prima garanzia.