Commercialisti non rimanete chiusi nella vostra casta!
di Roberto Falcone
Solo uniti si vince. Ce lo insegna da sempre la storia. Anche l’iniziativa più valida e giusta risulta vana e inefficace se resta ardua impresa di pochi coraggiosi. Potrebbe essere il caso dei dottori commercialisti se rimarranno chiusi nella loro casta e non otterranno il consenso di tutte le categorie economico-contabili all’iniziativa dello sciopero fiscale. Per vincere e rivendicare davanti all’amministrazione finanziaria i propri diritti e quelli di tutti i cittadini italiani, è necessario andare oltre gli steccati e superare le barriere delle diversità, mettere da parte le battaglie di singole categorie, e fermarsi a riflettere. L’astensione di un solo gruppo di professionisti dagli obblighi fiscali, lascerà completamente indifferente l’amministrazione finanziaria se dall’altra parte ne troverà altri, con le stesse competenze che in egual modo adempiranno. Anzi, da questo sciopero l’amministrazione finanziaria ed il governo usciranno addirittura vincenti, dimostrando ai professionisti di essere i più forti: nessun disagio, nessuno allora è indispensabile. Non così invece se tutte le categorie economico-contabili, Caf inclusi, si mostreranno compatte, creando un blocco unitario e ben saldo contro le arbitrarie decisioni dell’amministrazione finanziaria. Sono i professionisti a determinare la correntezza degli introiti dello Stato. E se si fermeranno, inevitabilmente l’amministrazione finanziaria dovrà ricredersi: mai più modifiche agli studi di settore senza reale concertazione; mai più stravolgimenti del calendario delle scadenze di Unico senza aver sentito preventivamente il parere dei professionisti; e così via per tutti quei provvedimenti calati dall’alto approfittando proprio della mancata coesione tra i professionisti. Questo meccanismo iniquo e illogico va sempre più consolidandosi, e non soltanto per i professionisti, ma anche per i singoli cittadini. I primi sono due volte penalizzati in quanto intermediari fiscali e contribuenti. I secondi invece avvertono sulla loro pelle il disagio generale e diffuso, l’incertezza del diritto, la lunga interminabile attesa di provvedimenti che ne modificano altri, e neppure nella direzione auspicata. E’ ora di dire basta! I professionisti possono e devono creare un tavolo unitario tra tutte le categorie economico-contabili oltre le mura delle sedi istituzionali e governative. Un tavolo unitario al quale devono sedere solo ed esclusivamente i loro rappresentanti, dove non c’è spazio per i funzionari dell’amministrazione pubblica né per i rappresentanti politici di maggioranza come di opposizione. E, in quest’assise, far valere le ragioni dell’autonomia del lavoro professionale, rivendicare il peso delle categorie economico-contabili nelle decisioni che le riguardano da vicino, mostrarsi più forti di un sindacato nel contrastare le intenzioni politiche di far ricadere oneri e responsabilità sui professionisti, respingendo provvedimenti inaccettabili. E’ un atto dovuto nei confronti di tutti gli iscritti agli ordini e alle associazioni professionali. Che si aspettano un moto unitario, al di là delle appartenenze, perché le loro richieste possano davvero essere accolte. Non mi stancherò mai di dirlo fino a quando non istituiremo realmente questo tavolo: è ancora troppo scarsa la consapevolezza della forza sindacale insita nelle categorie economico-contabili. Eppure basta fermarsi un attimo a riflettere per capire che non è così. Basta immaginare solo per un attimo le conseguenze di uno “stop” generale dello svolgimento delle nostre prestazioni. Solo la minaccia fa già tremare le stanze dei bottoni.