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l'opinione

Studi di settore fuori dalla realtà

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La denuncia del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti

“Fuori dalla realtà” è il titolo di un documento sugli studi di settore approvato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Nel documento il Consiglio nazionale “rileva con rammarico come l’invito rivolto ai propri iscritti (e non associati!) di astenersi dal fornire, nei tempi ordinari, i dati relativi agli studi di settore sia stato considerato da parte dell’Agenzia delle Entrate come un invito a violare la legge. Nulla di più errato. Quei dati non rilevano per determinare l’imposta da pagare ma sono richiesti ai soli fini del “monitoraggio” degli studi di settore e quindi nessuna legge, tantomeno di ordine pubblico, viene violata”. Nel documento il Consiglio nazionale “rinvia perciò al mittente il tono ingiustificatamente minaccioso che accompagna la nota e rivendica la dignità di rappresentare gli interessi della categoria e di tutti i cittadini contribuenti ed il diritto costituzionalmente garantito di intraprendere tutte le civili forme di protesta ritenute utili a modificare indirizzi errati e pregiudizievoli di interessi generali”. Il Consiglio nazionale ricorda poi che “la lotta all’evasione, giusta e senz’altro da condividere, non può essere condotta con mezzi attuati in dispregio dei principi di civiltà giuridica e fiscale. Per questo i Dottori Commercialisti si attendono risposte concrete. Gli studi di settore debbono essere restituiti alla loro funzione di orientamento alla selezione delle posizioni da verificare con controlli adeguati. Non possono essere strumenti automatici (o quasi) di accertamento. E comunque i professionisti ne contestano l’applicazione nei loro confronti: il cervello non può essere catastizzato!!!” Il documento preciso poi che “l’esecutivo ha violato i diritti fondamentali concessi dallo statuto dei contribuenti, adottando misure retroattive e modificando unilateralmente i presupposti per l’applicazione degli studi di settore mediante l’introduzione degli indicatori di normalità economica determinati senza alcuna consultazione delle categorie e saltando quel tavolo tecnico, prima pomposamente istituito e poi reso assolutamente vuoto ed inutile.” Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti sottolinea nel documento che “così si lede il legame di fiducia che dovrebbe sempre esistere tra cittadini e politici che li rappresentano. Se circa la metà dei contribuenti non sono congrui con i nuovi studi di settore ciò deve essere motivo di preoccupazione e dovrebbe far meditare che qualcosa di rilevante davvero non va. Aggiungasi che sui professionisti grava ormai una cappa di oneri. Adempimenti e incombenze da far paura. Lo Stato burocratico ha espresso il peggio di sè ed i Dottori Commercialisti non possono non esprimere i malesseri profondi che solcano tutta la società civile”. Il documento si conclude con un invito: “Meglio sarebbe quindi meditare anziché fare proclami che allontanano ancora di più i rappresentati dai loro rappresentanti. Occorre cambiare rotta e subito.”
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