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L’agricoltura italiana perde colpi

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di Pantaleo Mercurio, Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali

“Non si può certo sperare che i raccolti di prodotti agricoli aumentino a fronte del progressivo abbandono delle campagne. Già qualche mese sottolineammo come le superfici agrarie erano diminuite del 20% (3 milioni di ettari) in un decennio. Questa fuga dalle attività agricole non poteva non avere conseguenze sul piano meramente produttivo. I dati presentati recentemente dalla Banca d’Italia sull’andamento dell’economia mettono infatti in evidenza come nel corso del 2006, secondo i dati provvisori forniti dall’Istat, le quantità raccolte sono diminuite in tutte le principali coltivazioni regionali. La raccolta di olive, che rappresenta la principale produzione agricola, dopo il forte calo registrato nel 2005 (26,5 per cento) - si legge nella relazione - è ulteriormente diminuita del 4,0 per cento; tra gli agrumi, diminuiti del 2 per cento, è risultata in crescita solo la produzione di arance. La resa media è diminuita in quasi tutte le coltivazioni: all’incremento della produzione per ettaro degli agrumi (2,0 per cento), e in particolare delle arance (4,7 per cento), è corrisposto il calo degli ortaggi e delle olive (-3,9 per cento). Mi auguro che si prendano presto provvedimenti a sostegno del settore agricolo non è pensabile delineare un futuro per il settore primario se solo il 27% delle imprese agricole italiane ha un fatturato superiore ai 10.000 euro annui. La situazione non è ancora emersa in tutta la sua drammaticità agli occhi dell’opinione pubblica solo perché, grazie all’export, il Pil agricolo tiene, ma il quadro macroeconomico è destinato a mutare rapidamente. I Dottori Agronomi e Forestali sottolineano come le misure di sostegno al reddito degli agricoltori siano essenzialmente disposizioni di tutela ambientale, legate alla sostenibilità e alla condizionalità, mentre mancano politiche di reale aiuto alla produzione. Occorre maggiore coraggio da parte della politica italiana e comunitaria. Per far quadrare i bilanci oggi non si guarda alle ripercussioni negli anni a venire. Un Paese come il nostro, senza agricoltura, è votato al disastro. Non è soltanto questione di patrimonio agroalimentare e di tradizioni culinarie, ma anche di biodiversità, di dissesto idrogeologico, di gestione del suolo, di regimazione delle acque.
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