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Dieci mila euro? La comunicazione va fatta per singola compensazione

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La Lapet chiede al ministero dell’Economia e delle finanze di interpretare correttamente la Finanziaria 2007 evitando chiarimenti estensivi

Così si legge nella lettera che il presidente dell’associazione nazionale dei tributaristi, Roberto Falcone, ha scritto oggi, mercoledì primo agosto 2007, al vice ministro Vincenzo Visco, per segnalare che il limite di 10mila euro stabilito nella legge Finanziaria per la preventiva comunicazione della compensazione, è da intendersi per ogni singola operazione e non per l’intero anno solare come l’Agenzia delle Entrate vorrebbe far credere. Nelle intenzioni dell’Agenzia delle Entrate, esplicitate attraverso la bozza di provvedimento attuativo della disposizione prevista dall’articolo 1 comma 30 della legge 296/06, ci sarebbe infatti la previsione di invio della comunicazione telematica entro il quinto giorno lavorativo precedente a quello in cui è effettuato il primo versamento unitario dell’anno tramite compensazione qualora l’importo che il contribuente intende utilizzare in compensazione superi il limite di 10mila euro all’inizio dell’anno. “Questo però la Finanziaria 2007 non lo prevede – dichiara Falcone – né esplicitamente né per via interpretativa. Per quanto plausibile possa essere l’intento dell’Agenzia delle Entrate – commenta il presidente dell’associazione – il tentativo di ridurre la possibilità di compensare crediti inesistenti e incrementare i controlli, il provvedimento non può essere contrario alla norma producendone un’interpretazione estensiva. Chiediamo pertanto l’esatta applicazione del comma 30 della Legge Finanziaria”. L’istanza della Lapet deriva dalla necessità di evitare ulteriori incombenze a carico dei professionisti. E non solo. “Anche in questa occasione – conclude il presidente Falcone – assistiamo all’ennesima mortificazione dei diritti scaturenti dallo Statuto del contribuente. Ed è chiaro che perdono di valore anche le indagini e le segnalazioni autorevoli di questi giorni della Corte dei Conti e del Senato, se all’atto pratico non cambia nulla e addirittura si complicano proprio le situazioni più semplici”.
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