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l'opinione

No al taglio delle deleghe

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In attesa del testo unificato di riforma la Lapet formula le sue proposte

All’indomani della presentazione della sintesi del testo base della riforma delle professioni, contenuta in 14 principi, ed elaborata dai due relatori del provvedimento, Pierluigi Mantini (Giustizia) e Giuseppe Chicchi (Attività produttive), la Lapet formula le sue proposte. In particolare, il presidente dell’associazione nazionale dei tributaristi, Roberto Falcone, si sofferma sul punto 1 relativo alla proposta di una significativa riduzione del sistema delle deleghe, per configurare la riforma delle professioni come legge quadro di principi validi per tutte le professioni. “Per quanto abbiamo sin dal principio riconosciuto l’eccessiva ampiezza e numerosità delle deleghe indicate nel ddl Mastella – dichiara Falcone – auspicandone noi stessi una riduzione, non possiamo che segnalare adesso in maniera negativa il drastico taglio delle stesse, poiché operando in tale modo si rischia di allungare troppo i tempi della riforma. L’approdo ad una legge-quadro, che come tale dovrà regolamentare punto per punto la materia in maniera estremamente minuziosa, può infatti dilatare eccessivamente l’inevitabile fase di confronto per giungere ad un testo concertato e condiviso da tutte le categorie professionali interessate e dall’intera classe politica”. Totale consenso invece da parte della Lapet al punto 3, concernente la riduzione delle attività riservate: “Abbiamo da sempre dichiarato la nostra contrarietà all’esistenza di riserve ingiustificate, proponendone la riduzione. Tuttavia, pur di raggiungere un testo di riforma delle professioni concertato e condiviso, siamo disposti ad accettare che si mantengano le attuali riserve, come suggeriscono gli onorevoli Chicchi e Mantini. Ma continueremo a rigettare categoricamente qualunque proposta di incrementarle”. Così il presidente Falcone commenta il punto 12, le associazioni: “E’ bene mantenere netta la linea di confine con gli ordini. Non vogliamo che le associazioni diventino albi di serie B. Giusto anche riconoscere solo quelle associazioni che possiedono adeguati requisiti organizzativi, patrimoniali e di rappresentanza. E prevedere la laurea triennale, purché si individui un regime transitorio per quelle professioni già consolidate. In alternativa, si può pensare ad un percorso formativo certificato assimilabile al titolo di studio. Ma il legittimo riconoscimento deve avvenire al più presto, anche perché – e qui il commento al punto 14 – ad esso è strettamente collegata l’adesione ad una delle casse previdenziali private della corrispondente area professionale, come previsto dalla legge 243/2004 che dà la possibilità agli enti previdenziali di accorparsi tra loro nonché includere altre categorie professionali similari di nuova istituzione”.
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