Liberalizzazioni ok, ma non per le professioni protette!!
I Giovani dottori commercialisti bocciano la bozza di riforma di Mantini
Parliamo di Riforma delle Professioni. In merito ai principi diffusi dai relatori delle commissioni parlamentari On.li Mantini e Chicchi, principi che dovrebbero guidare la trasformazione in disegno di legge quadro dell’attuale disegno di legge delega del Ministero della Giustizia, già approvato a dicembre 2006 dal Consiglio dei Ministri, l’UNGDC ha diffuso ampiamente alle istituzioni una tabella sinottica coi commenti agli articoli della legge. In primis si evidenzia una contraddizione: una riduzione del livello dei requisiti minimi che agevoli l’accesso ad un numero superiore di soggetti come può garantire l’innalzamento della qualità dei servizi prestati, a fronte del fatto che un dottore commercialista ha una laurea specialistica ed è sottoposto ad un tirocinio triennale prima di un Esame di Stato di fonte costituzionale inderogabile che ne accerta le qualità? Ancora una volta si omette di ricordare che l’esercizio delle professioni è vincolata ad un Esame di Stato e che è questo e non l’esistenza di un Ordine a vincolare l’accesso. Chi si farebbe operare da un infermiere? La vita economica di uno Stato è la linfa vitale dello stesso ed è necessario un professionista qualificato per ottimizzarla. Lo strumento della legge quadro consente di affrontare la specificità di ciascuna professione, ma fa pensare il richiamo esemplificativo all’ordinamento forense, per il quale proposte di legge invocano lo stralcio dalla riforma. Non vorremmo davvero che si finisse con il riformare le professioni diverse da quelle protette (notai e farmacisti più ancora che i legali), con evidente spregio dello spirito riformatore e del mercato che proprio da queste richiede apertura! Sembra essere questo il reale effetto, magari anche non voluto, del provvedimento: si evita di attaccare le vere lobby delle professioni a numero chiuso e protette quali notai e farmacisti, in parte anche gli avvocati. E allora di quale liberalizzazione, ammodernamento ed apertura al mercato stiamo discutendo se proprio per le professioni protette dallo stesso si preparano corsie derogatorie? Che senso ha parlare di liberalizzazioni ed apertura al mercato quando non si rimuovesse un vincolo notarile per “tracciare” passaggi aziendali e societari introdotto quando non esisteva un pubblico registro che adesso funziona da anni? Oramai è noto che alle professioni si accede superando un Esame di Stato che è sì selettivo sulla preparazione, ma ha garantito l’accesso a decine di migliaia di giovani come in nessun altro settore economico è avvenuto. Che poi sia un ordine (come nei paesi latini) o una associazione (come nei paesi anglossassoni) a vigilare su questi profili, poco importa. E’ importante ricordare che: 1) in nessun paese al mondo coesistono sovrapposti ordini e associazioni; 2) in nessun paese (moderno) al mondo l’esercizio delle professioni non è regolato e vigilato Peraltro alcune proposte sono superate per la categoria dottori commercialisti, infatti la formazione professionale continua è ormai un obbligo da anni e sarebbe anzi auspicabile che la soluzione dottori commercialisti fosse indicato a modello sperimentato. Un plauso forte alla proposta di defiscalizzare i primi tre anni di attività, a costo zero forse i giovani meno abbienti riuscirebbero ad affrontare la professione più motivati. Riguardo alle società professionali, l’UNGDC invita una volta di più a prendere in seria considerazione il progetto di legge presentato pubblicamente nel mese di luglio riservato alle Società di Lavoro Intellettuale (SLI), peraltro già inviato in precedenza a tutti i componenti delle commissioni Giustizia ed Attività Produttive. E’ un progetto di legge assolutamente originale che ha riscosso ampi consensi da chi lo ha letto. L’UNGDC continua ad essere a disposizione per un serio e costruttivo confronto delle professioni liberali ed auspica che la riforma tenga conto delle specificità delle singole professioni, ma non transiga sul reale spirito di apertura al mercato, fatto questo che proprio l’UNGDC (in solitudine!) ebbe ad elogiare fin dall’inizio. Purtroppo il tempo passa e sempre più si deve riscontrare il tradimento anche di quel principio per garantire ai soliti noti la tranquillità di non esser “toccati” e per regalare pubblici riconoscimenti a soggetti sì sul mercato ma che non hanno voluto sottoporsi all’Esame di Stato e che invocano l’ennesima sanatoria.