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l'opinione

Il riconoscimento diventa realtà

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di Roberto Falcone (Presidente associazione nazionale tributaristi Lapet)

Di solito siamo poco avvezzi ai facili entusiasmi. Ma sarebbe davvero difficile trattenere la gioia per essere riusciti ad ottenere, dopo oltre vent’anni di aspre battaglie e talvolta vani tentativi di rivendicazione dei nostri diritti, quello che i cittadini per primi, e poi i professionisti senz’albo, hanno finora chiesto invano agli altri governi: il riconoscimento. E in questa settimana lo abbiamo assaporato due volte: attraverso il decreto legislativo di recepimento della direttiva Qualifiche e con la bozza di riforma delle professioni. Abbiamo avvertito il peso di questo riconoscimento su ben due livelli: quello europeo e quello nazionale, che potrebbe diventare effettivo entro l’anno. Ma analizziamo le due situazioni singolarmente, anche per fare chiarezza a tutti quei professionisti, sia senz’albo che ordinistici, i quali in questi giorni hanno letto le contrastanti reazioni sul riconoscimento delle libere associazioni senza però trovare risposta alla sola domanda che li assilla ultimamente: cosa cambierà? Ebbene, per i professionisti iscritti agli ordini non cambierà assolutamente nulla dopo il decreto legislativo di recepimento della direttiva Qualifiche. Dopo la riforma delle professioni, invece, il cambiamento in effetti ci sarà, ma tutto in positivo e per tutti. Gli iscritti agli ordini, infatti, potranno continuare ad esercitare in esclusiva le attività riservate ed il quadro normativo sarà aggiornato alle nuove regole e tendenze del mercato dell’utenza. Regole e tendenze già entrate a far parte del loro dna deontologico gradualmente e naturalmente in tutti questi anni proprio grazie alla presenza delle associazioni che hanno rappresentato e tuttora rappresentano uno stimolo alla concorrenza e alla crescita professionale favorendo la nascita e lo sviluppo di corsi di formazione, l’obbligatorietà della copertura assicurativa dei rischi professionali, in generale di servizi sempre più efficienti verso i clienti. Ma la vera svolta è per i liberi professionisti iscritti alle associazioni. Il dlgs Qualifiche, che inevitabilmente ha dovuto accogliere in pieno le finalità della direttiva comunitaria, tra cui la mobilità dei servizi professionali, rivolta all’intero comparto professionale, fa adesso da apripista verso la riforma delle professioni. Che si chiami riconoscimento delle associazioni, o semplicemente legittimazione a partecipare alle piattaforme comuni, di fatto il dlgs Qualifiche ne attesta la loro esistenza giuridica. E la bozza di riforma delle professioni, come lo stesso onorevole Pierluigi Mantini ha dichiarato, dimostra l’esistenza effettiva di un sistema duale del mondo professionale, fatto di ordini da una parte e di associazioni dall’altra, con uno stesso modus operandi, che include automaticamente nel riconoscimento solo le più rappresentative associazioni professionali, quelle che appunto seguono in pieno le regole del mercato dell’utenza. Finora, gli antagonisti ordinistici hanno cercato di negare la loro esistenza, senza rendersi conto che così facendo danneggiavano soltanto il sistema professionale italiano. Inadeguato rispetto ai parametri europei, e non rispondente alle esigenze dei cittadini. I quali, dovendosi rivolgere ad un professionista, fanno la loro scelta non in base all’iscrizione o meno ad un ordine, ma in base alle comprovate competenze, la serietà e la deontologia professionale, l’aggiornamento e l’alta qualificazione. Tutto questo comincerà adesso ad essere garantito dal dlgs Qualifiche e soprattutto dalla riforma delle professioni, la cui bozza ci sembra perfettamente in linea con le necessità dell’utenza, e, di riflesso, con le istanze della Lapet, la cui mission è proprio quella di raggiungere pienamente questo obiettivo. La riforma riscrive le esatte definizioni in ambito professionale, soffermandosi sulla figura dell’iscritto all’ordine tanto quanto su quella del libero professionista, su cosa si intende per albo tanto quanto su cosa si intende per associazione professionale. Ma soprattutto, prevede che l’accesso alle professioni intellettuali sia per tutti libero, in conformità con il diritto comunitario, con l’obiettivo dichiarato di favorire l’accesso delle giovani generazioni alle professioni stesse; e stabilisce il riconoscimento delle nuove professioni in forma associativa, fermo restando il giusto divieto di istituire nuovi ordini. Sancisce inoltre la salvaguardia della concorrenza, l’autonomia e l’indipendenza di giudizio - intellettuale e tecnica del professionista nell’esercizio dell’attività - fondato anche sulla sua diretta responsabilità. E per questo pure impone che entro un anno dall’entrata in vigore della riforma delle professioni, gli ordini rispettino specifici criteri, tra cui anche il riconoscimento delle nuove professioni in forma associativa. Poi i principi democratici e di trasparenza gestionale, la tutela dei cittadini, la formazione, le tariffe, l’equo compenso dei praticanti e la copertura assicurativa. Nello specifico, invece, il Capo VI (Riconoscimento delle associazioni delle professioni non regolamentate) è quello che inquadra da vicino il mondo dei liberi professionisti non iscritti ad albi, con principi generali che partono dalla libertà di costituzione di associazioni professionali, passano per gli statuti fondati su trasparenza delle attività e democrazia, e arrivano alla formazione permanente e all’adozione di un preciso codice deontologico. Vengono inoltre stabiliti severi e giusti requisiti in termini di ampia rappresentatività e diffusione sul territorio nazionale (almeno dieci Regioni), al fine dell’iscrizione al registro delle associazioni professionali, che dovrà essere tenuto presso il ministero della Giustizia. Requisiti questi già tutti posseduti dalla Lapet. Gli attestati di competenza, estromessi dal decreto di recepimento della direttiva Qualifiche, tornano nella bozza di riforma, abilitando le associazioni al rilascio di certificazioni triennali a tutti gli iscritti che ne facciano richiesta, che abbiano seguito idoneo percorso formativo e che rispettino gli standard qualitativi richiesti per l’esercizio dell’attività professionale. Non resta dunque che vigilare nelle sedi competenti affinché anche questo provvedimento possa essere approvato dal Parlamento nel più breve tempo possibile.
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