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l'opinione

Chiusura dei Laboratori di Analisi ? No, grazie

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di Antonio Ribezzo. Segretario Nazionale del Sindacato dei Chimici Liberi Profssioniti-S.I.Chi.L.P.

La Regione Lazio ha recentemente ufficializzato il piano di riorganizzazione dei laboratori di analisi cliniche . In esso si prevede l’esistenza di laboratori di base che effettuino almeno 700.000 analisi l’anno, oltre ad altri (core-lab) che abbiano una potenzialità di 2-3 milioni sempre per anno. È di fatto la eliminazione della totalità dei laboratori privati-accreditati, ma anche di numerose strutture pubbliche. Tutto ciò in forza di una non meglio dichiarata politica del contenimento dei costi da effettuare attraverso poderose economie di scala. Le pochissime strutture che resterebbero sul “mercato” si potrebbero configurare come veri e propri “esamifici” ai quali dovrebbero pervenire dalle province del Lazio milioni di provette contenenti i campioni di sangue da analizzare. Tutto ciò senza tenere conto dell’attività trentennale svolta capillarmente sul territorio dai circa 400 laboratori privati-accreditati che operano in stretto contatto con gli utenti, fornendo loro analisi in tempo reale a qualità certa e che di fatto si configurano come veri e propri presidi sanitari sul territorio. Le stesse “linee guida” sulla riorganizzazione dei laboratori emanate dal Ministro Turco riguardano solo i laboratori pubblici, perché evidentemente effettuano analisi ad un costo più elevato. Se riscontriamo i dati riportati dalla Regione Lazio, infatti, si evidenzia che un’analisi costa in media meno nel privato (€ 3,47) che nel pubblico (€ 4,57). Ma vieppiù ! Le decisioni del Tar-Lazio di questi giorni hanno cassato sia il dimezzamento dei budget che le tariffe illegittimamente emanate dalla Regione anche per palese violazione degli art.li 24 e 113 della Costituzione Italiana. È evidente che se si vuole risparmiare nel settore, gli “esamifici” non servono, perché portano ad enormi errori nelle fasi pre-analitiche (immaginatevi milioni di provette l’anno che dovrebbero viaggiare a temperatura controllata on alti costi, fattorini che ritirano e consegnano sangue ed urine) e non vengono assolutamente incontro alle esigenze degli assistiti in loco. Basti solo pensare alla pronta risposta fornita ai diabetici, agli infartuati, alle gravide, agli epatopatici,ecc. cui i laboratori dislocati sul territorio forniscono prestazioni analitiche in tempo reale, in ogni luogo e con ogni tempo, cui nessuna mega-struttura con relativi punti prelievi potrebbe mai competere in qualità e professionalità diretta sul paziente oltre che con il medico curante. Migliorando la qualità, l’efficienza e l’appropriatezza si rispetta il diritto dei cittadini fruitori delle prestazioni e nel contempo si salva l’identità delle strutture esistenti, i posti di lavoro ( circa 4.000 nel Lazio) e l’autonomia professionale di chi opera. Le Associazioni di categoria dei biologi, chimici e medici sono preoccupati del futuro dei posti di lavoro dei propri addetti ma anche del futuro della salute dei cittadini. Giova poi ricordare che il D.L. n. 229/1999 ha variato la vecchia concezione introdotta con la riforma del 1981, che considerava i soggetti e le strutture private convenzionate in posizione di sussidiarietà rispetto alle strutture pubbliche. È stato quindi introdotto il concetto secondo cui le USL, divenute poi Aziende Sanitarie Locali-ASL, sono tenute ad organizzare l’assistenza mettendo a disposizione dei pazienti le prestazioni fornite da soggetti sia pubblici che privati accreditati, secondo parametri oggettivi e secondo l’uguaglianza fra tutte le strutture relativamente ai requisiti, applicando medesimi criteri, o criteri comunque equivalenti . Seppur a date condizioni, il decreto 229 ha quindi sancito la parificazione dei presidi del Servizio Sanitario Nazionale, siano essi pubblici che privati, con ciò garantendo anche un’ampia concorrenza e salvaguardando il diritto di libera scelta del cittadino tra le diverse strutture . Orbene appare evidente che l’essere detentrice in futuro della totalità della “clientela” , così come di fatto si appalesa, finirebbe per conferire a tali laboratori “esamifici” una posizione obiettivamente “dominante”’ che appare utilizzata per occupare in misura totalizzante ed inflazionistica la totalità degli spazi. La realtà di privilegiare alcuni laboratori decurtando parallelamente le risorse ai laboratori privati Accreditati visti come concorrenti essenzialmente propri e non della sola struttura ospedaliera, appare con tutta evidenza. Si potrebbe ipotizzare a tale proposito un vero e proprio abuso , in quanto essa posizione verrebbe esercitata al fine di ostacolare l’effettiva concorrenza, ossia quella che rimarrebbe rimasta se la posizione dominante non venisse esercitata nel modo descritto. La chiusura dei laboratori, così come di fatto si prospetta in un futuro prossimo, peraltro non consentita dai decreti legislativi nn. 502/92 e 229/99 e dal sistema liberalizzato dell’accreditamento previsto, sembrerebbe in pratica perseguita attraverso i descritti comportamenti. Impedire, o rendere estremamente difficile, agli operatori concorrenti l’acquisizione di nuova clientela e il mantenimento di quella esistente, con conseguente loro soffocamento economico, in ragione delle modalità descritte, potrebbe portare ad effettivi danni cagionati alla concorrenza, rappresentata dalle strutture private. – Invero porterebbe ai mega-laboratori, con i suoi punti di prelievo variamente dislocati, il monopolio per le prestazioni di analisi di laboratorio, con ciò disattendendosi in toto le prescrizioni introdotte con il citato decreto legislativo e i principi generali in esso contenuti che escludono poteri discrezionali delle Regioni in materia, poteri che non possono in alcun modo intaccare principi di rango superiore costituzionalmente tutelati. Infine preme ricordare che il recente Consorzio dei Laboratori di analisi privati/accreditati della Provincia di Frosinone, sorto recentemente, è stato costituito proprio per rispondere a criteri di economicità, di qualità nell’erogazione delle prestazioni oltre che di tutela dei posti di lavoro degli addetti e di ricerca di risposte certe ai cittadini. Siamo certi che il mondo politico/amministrativo regionale saprà riconsiderare quanto qui rappresentato e, convocando le Associazioni del settore, effettuare scelte condivise e tali da garantire risparmio e qualità nella certezza del diritto di tutti, cittadini ed operatore del settore.
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