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Siamo di fronte a prove tecniche di condono

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Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili boccia il riconoscimento della associazioni professionali

“Il riconoscimento di un’associazione, i cui iscritti operano in settori che rientrano tra le attività tipiche di professioni già regolamentate a livello ordinistico, costituisce non già la regolamentazione di ciò che non è regolamentato (c’è già l’Ordine), né la liberalizzazione di ciò che evidentemente è già liberalizzato (c’è comunque la possibilità di svolgere l’attività senza essere iscritto all’Ordine), ma piuttosto nulla più che una ennesima forma di condono (il condono del tirocinio e dell’esame di Stato, previsto dall’art. 33 della Costituzione)”. Lo afferma il Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Claudio Siciliotti facendo riferimento alle anticipazioni di stampa sul testo del Decreto interministeriale Giustizia – Politiche europee avente per oggetto i requisiti e le modalità di iscrizione delle associazioni di lavoratori autonomi nell’elenco previsto dall’art. 26 del DLgs 206/2007 (a sua volta attuativo della Direttiva comunitaria 36/2005/CE). “La finalità dell’elenco – spiega Siciliotti - è quella di individuare le “associazioni rappresentative a livello nazionale delle professioni regolamentate per le quali non esistono ordini, albi o collegi, nonché dei servizi non intellettuali e delle professioni non regolamentate”, ai fini della loro inclusione nelle piattaforme comuni che devono agevolare il reciproco riconoscimento dei titoli professionali tra diversi Paesi UE. Molte associazioni vedono in questo provvedimento una forma di surrettizio riconoscimento di tipo pubblicistico”. “In realtà il provvedimento - dice ancora - è figlio di una interpretazione alquanto discutibile del dettato della Direttiva comunitaria 36/2005/CE, il cui obiettivo era semplicemente quello di chiarire che la definizione delle piattaforme comuni è affidata esclusivamente ai soggetti cui compete la regolamentazione delle professioni: le associazioni nei Paesi anglo-sassoni e gli ordini professionali nei Paesi di tradizione latina. Per Siciliotti, “il nostro legislatore, cerchio-bottista come di consueto, avendo letto nella Direttiva sia il riferimento agli ordini che alle professioni, ha tratto le errate conclusioni da cui discende l’emanazione di un provvedimento che, già nel suo titolo, palesa la sua poco agevole collocazione nel panorama italiano.” “Mi chiedo infatti – prosegue - quali siano le professioni regolamentate per le quali non esistono ordini, albi o collegi”, posto che, nei Paesi di tradizione latina come l’Italia, le uniche professioni regolamentate sono per l’appunto quelle per le quali esistono gli ordini, gli albi o i collegi. Per quanto riguarda invece le “professioni non regolamentate”, mi pare scontato che si dovrà fare riferimento esclusivo a quelle categorie di lavoratori autonomi che svolgono attività che non rientrano tra quelle tipicamente oggetto di professioni ordinistiche (in quanto, se svolgono attività che rientrano tra quelle tipiche di una professione ordinistica, è evidente che svolgono in forma non regolamentata un’attività per la quale esiste tuttavia una professione regolamentata)”. “Se la lingua italiana ha ancora un suo significato – dice ancora il Presidente del Consiglio nazionale - mi pare difficile pervenire a conclusioni diverse dalle precedenti, con quel che ne consegue in termini di non iscrivibilità nel predetto elenco di tutte quelle associazioni di diritto privato i cui iscritti svolgono attività tipiche di professioni ordinistiche. Se invece il senso che deve essere dato a questo decreto interministeriale è quello di un surrettizio riconoscimento che vada a sovrapporsi alle “professioni regolamentate per le quali esistono (l’opposto di “non esistono”) ordini, albi o collegi”, ecco allora che ci troveremmo di fronte a un esempio lampante del degrado della cultura giuridica del nostro Paese. E, conclude Siciliotti: “in questi giorni il legislatore ha già varato un altro “condono di Stato”, con riguardo alla vicenda delle c.d. “cartelle esattoriali mute”, ossia prive dell’indicazione del responsabile del procedimento. Mi pare che per questo mese sia più che sufficiente”
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