Dieci domande alla politica che verrà
Claudio Siciliotti presidente dei Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili si rivolge ai politici
Sono dieci le domande – riferite a quattro aree tematiche di preminente interesse per la categoria: riforma delle professioni, atti di cessione quote e aziende, controllo contabile e diritto tributario – che il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili rivolge alla politica che verrà. “In vista delle prossime elezioni politiche – spiega Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio nazionale - abbiamo voluto sintetizzare il punto di vista e le aspettative dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili su alcune questioni di grande importanza per la nostra categoria, pervenendo alla formulazione di altrettante domande che rivolgiamo alle diverse forze politiche. Domande specifiche alle quali ci aspettiamo risposte altrettanto franche e puntuali. Sulla riforma delle professioni – continua Siciliotti – vogliamo capire una volta per tutte se l’eventuale introduzione di un bizzarro sistema duale tra ordini e associazioni abbia come obiettivo quello di regolamentare attività per le quali oggi non esiste la possibilità di esercitarle sotto il cappello del riconoscimento pubblicistico, oppure quello di sovrapporre le associazioni agli ordini professionali già esistenti. Nel caso ad esempio dell’attività di consulenza e assistenza in materia contabile e fiscale – spiega Siciliotti – chi desidera esercitare l’attività sotto il cappello del riconoscimento pubblicistico ha già questa possibilità: basta che si iscriva all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, previo superamento dell’esame di Stato previsto dall’art. 33 della Costituzione, proprio quale ineludibile presupposto per il riconoscimento della professione. Questo ovviamente non vuol dire che chi non si iscrive all’Ordine non può svolgere le predette attività, posto che la legge le attribuisce al nostro Ordine senza riservarle in via esclusiva. Vuol dire semplicemente che sceglie di esercitarle senza il riconoscimento pubblico della qualifica professionale. Di certo – dice ancora Siciliotti – il riconoscimento di associazioni i cui iscritti operano in questi settori non regolamenta né liberalizza nulla, perché già oggi sussistono entrambe le cose. Semplicemente aggira il dettato costituzionale e condona l’esame di Stato. Inoltre, vogliamo capire chi è davvero disposto, non solo nelle parole di circostanza, a portare ad ultimazione l’iter normativo degli emendamenti che da mesi giacciono in Senato – prosegue Siciliotti – e che consentirebbero di trasformare da obbligo a facoltà l’intervento del notaio per la stesura degli atti di trasferimento delle quote di srl e delle aziende. Un obbligo che oggi sussiste non già perché l’atto sia valido, ma solo per poterlo depositare presso il registro delle imprese, quando basterebbe sfruttare le innovazioni tecnologiche in materia di depositi telematici per risparmiare a cittadini e impresa un vero e proprio costo aggiuntivo senza contropartita reale. Per quanto concerne l’area dei controlli contabili e societari – dice ancora - vogliamo sentire parole che dimostrino la consapevolezza del potenziale futuro legislatore sull’importanza e sulla centralità di un organismo come il collegio sindacale. Infine, dal punto di vista del diritto tributario – conclude il Presidente del Consiglio nazionale - vogliamo verificare chi è davvero consapevole della necessità di dare stabilità e credibilità ad un comparto giuridico che soffre ormai di schizofrenia normativa, nonché sentire l’opinione della politica su alcune annose questioni che interessano nello specifico i professionisti, a cominciare dalla questione degli studi di settore, della misura eccessiva della ritenute alla fonte Irpef a titolo di acconto e della deducibilità dei costi sostenuti dal professionista per la propria formazione, quando quest’ultima risulta prevista dalla legge come vero e proprio obbligo per l’esercizio dell’attività”.