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l'opinione

A Torino la tavola rotonda con i candidati alle politiche di aprile

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di Luigi Berliri

Ma tu quanto ami i professionisti? È stata questa la domanda che il Cup di Torino ha rivolto ieri ai candidati alle prossime elezioni politiche. All’appello del presidente del Coordinamento torinese, Amos Giardino, hanno risposto Anna Rossomando (Pd), Maria Grazia Siliquini (Pdl), Giuseppe Lonero (La Destra) e  Michele Vietti (Udc). Assenti i rappresentanti degli altri schieramenti. E la risposta è stata ovvia: il professionista è il cardine della nostra economia, perla nel firmamento dei lavoratori. Lo difenderemo fino alla morte. Una difesa che arriva anche da chi milita nel partito di PierLuigi Bersani, il ministro che ha attaccato frontalmente l’autonomia dei lavoratori della conoscenza dichiarando loro una guerra senza quartiere. Scontato lo schieramento della Siliquini. “Il primo impegno – ha detto – che un eventuale governo di centrodestra deve prendere è quello di rimettere mano a quanto di rovinoso fatto da Bersani. Le professioni vanno valorizzate e non ghettizzate come è stato fatto negli ultimi due anni. Dobbiamo sfatare e bloccare la logica dei provvedimenti che attaccano le professioni: fare affari con i professionisti di impresa. Un disegno che vede sullo stesso fronte Confindustria, Coop, Sindacati e organizzazioni degli artigiani. L’ultimo esempio dell’avversione che si respira contro gli orini è dato dalla mancata realizzazione degli ordini professionali sanitari non medici. L’attuazione di una legge che nella scorsa legislatura aveva visto il voto unanime di tutte le forze politiche mai realizzata per una precisa volontà di mortificare i professionisti”. Tra le altre proposte avanzate dall’esponente della Pdl, la previsione di una rappresentanza dei professionisti ai tavoli della concertazione sulle politiche economiche alla pari con le altre forze sociali  e l’estensione ai professionisti delle agevolazioni fino ad oggi riservate alle imprese. “Per il partito democratico – ha sottolineato la Rossomando – è importante tutto quello che rappresenta il mondo del lavoro e della produzione nella sua interezza. E quindi anche dei professionisti che, come lavoratori della conoscenza, rappresentano un importantissimo fattore economico e debbono essere considerati una risorsa enorme da valorizzare”. L’esponente del Pd ha poi ricordato che nella legislatura appena terminata erano pendenti alla camera svariate proposte di legge di riforma degli ordini professionali. “Andranno ripresi – ha rilevato la Rossomando – e con l’aiuto degli ordini professionali, discussi e approvati”. La Rossomando ha quindi concluso proponendo la modifica del codice civile con la previsione dell’impresa intellettuale. Vietti ha aperto il suo intervento con un mea culpa: “Quando eravamo al Governo – ha detto l’esponente dell’Udc che nell’esecutivo Berlusconi era sottosegretario alla Giustizia con delega per le libere professioni – non siamo riusciti a portare a termini una riforma compiuta. E di questo dobbiamo essere ben consci. Avevamo predisposto e lasciato in eredità ai nostro successori un articolato progetto concordato e condiviso con gli ordini professionali. Un testo sul quale era convenuto anche il responsabile per le professioni della Margherita, Pier Luigi mantini. Fatica inutile. Quelli cui avevamo lasciato il testimone hanno buttato tutto nel cestino e con un vero atto di guerra hanno mortificato i professionisti. Mastella, poi, nel suo disegno di legge, ha chiesto una delega in bianco. Mantini, relatore del provvedimento di riforma alla camera, ha tentato una mediazione con un testo migliorativo rispetto al Mastella. Anche questo, tuttavia inadeguato. Il nodo della questione – ha aggiunto Vietti - così come allora, sono le associazioni.  Bisogna prima di tutto chiarire i vari ambiti di competenza. E mettere bene in chiaro che le associazioni non possono invadere i campi delle professioni ordinistiche. Bisogna poi chiarire che il professionista non è un industriale. Certo gli ordini vanno ridisegnati, vanno adeguati ai tempi potenziando innanzitutto il lato della garanzia delle professionalità degli iscritti con un impegno a proseguire nella valorizzazione  delle professioni”. Ed infine Lonero. “Per me – ha esordito l’esponente de La Destra – che vengo da una lunga esperienza negli ordini professionali non c’è alcun dubbio: gli ordini non possono essere soppressi. Debbono certo adeguarsi al nuovo. Dobbiamo spingere per operare degli ammodernamenti. Chiarendo innanzitutto cosa si debba intedere con la parola Professionista. Partendo dall’assunto che non si può delegare alle associazioni che sono un soggetto privato, un compito che deve essere riservato allo Stato. Quello cioè di verificare l’idoneità di un professionista a svolgere una determinata funzione professionale”. Tra le proposte di Lonero, esami di abilitazione solo ed esclusivamente gestiti dall’ordine escludendo per le quelle categorie che lo prevedano, la competenze delle Università, attribuzione per legge agli ordini della rappresentatività delle categorie. Lonero ha quindi proposto che tra i nuovi compiti che nella riforma saranno assegnati agli ordini venga prevista l’assistenza da parte di  questi ultimi ai giovani che vogliano aprire studi professionali, una più stretta collaborazione con le Università per concordare insieme percorsi formativi utili al futuro professionista.

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