Mai più senza concertazione. Intervista a Roberto Falcone presidente Lapet
di Pamela Giufrè
Rimettersi subito in moto per impedire che le nuove
disposizioni previste dal decreto Visco-Bersani possano essere applicate senza
ulteriori modifiche da condividere con i professionisti contabili che in
materia hanno esternato le loro perplessità. E’ cominciato – ed è finito – così
per la Lapet il mese di settembre. La ripresa dei lavori dopo la pausa estiva è
stata infatti contrassegnata da un serie di iniziative nel segno di una
maggiore semplificazione fiscale contro la volontà di rendere obbligatoria la
trasmissione telematica degli F24; il tentativo di costringere tutti, anche i
pensionati, ad aprire un conto corrente apposito per pagare prestazioni ai
professionisti; ed infine l’intenzione di uniformare tutti i termini di presentazione
delle dichiarazioni anticipandoli al 31 luglio.
Domanda.
Quali azioni ha messo in campo l’associazione nazionale dei tributaristi,
presidente Roberto Falcone?
R. La nostra attività non si è
mai fermata da quando a luglio è stato approvato il decreto Visco-Bersani.
Nonostante infatti questo provvedimento introduca norme mirate ad incrementare
la competitività ed intensificare la lotta all’evasione fiscale, e pur condividendone gli obiettivi, non
abbiamo mai nascosto che alcuni interventi, soprattutto in materia fiscale, non
sono conformi a tali scopi, rilevandosi addirittura dannosi per i contribuenti
e per i professionisti che li assistono.
D. Qualche
esempio, presidente Falcone?
R. Primo fra tutti è l’obbligo
di pagamento delle imposte attraverso l’uso telematico del modello F24. Allo
stato attuale il contribuente dispone di molteplici sistemi per versare i
tributi. Pertanto non si comprende la ratio di una norma che impone l’uso
esclusivo della telematica in proprio o attraverso intermediari abilitati.
Certamente non è questo il sistema per incrementare le entrate tributarie.
Anzi, ciò rende ancor più difficile la riscossione. A peggiorare le cose
contribuisce l’attivazione di un conto corrente professionale. Nel nostro
ordinamento fiscale nessuna norma consente di controllare un contribuente
attraverso obblighi imposti a soggetti terzi. Infatti l’introduzione del conto
corrente professionale, nell’obbligare il professionista a far transitare i
compensi nel detto conto, impone come conseguenza che il suo cliente utilizzi
uno strumento finanziario di pagamento (assegno, bonifico, ecc.). Se
consideriamo che l’Amministrazione finanziaria può disporre facilmente
verifiche bancarie sui conti e, dal primo settembre 2006, ottenere informazioni
on line dagli intermediari finanziari, è inevitabile accorgersi che questo
provvedimento risulta inutile e solo un onere aggiuntivo per i professionisti e
in generale per i consumatori. Infine, l’anticipo dei termini di presentazione
delle dichiarazioni. Nel periodo precedente all’avvio del sistema telematico
d’invio delle dichiarazioni fiscali l’Amministrazione finanziaria iniziava
materialmente i controlli sulle dichiarazioni non prima di 3 o 4 anni dalla
ricezione delle stesse. Oggi il grande sistema Entratel, realizzato per inciso
con il rilevante apporto lavorativo e finanziario dei professionisti, ha
permesso all’Amministrazione finanziaria di ricevere on line le dichiarazioni,
tant’è che entro l’anno successivo provvede a comunicare le eventuali
irregolarità attraverso i cosiddetti avvisi telematici. Con l’anticipazione
dell’invio telematico dal 31 ottobre al 31 luglio, dal momento del pagamento
delle imposte, il 16 luglio, i professionisti e i Caf avranno appena 15 giorni
di tempo per inviare le dichiarazioni. Dubitiamo a questo punto che
l’Amministrazione finanziaria sarà in grado di fornire i relativi moduli di
controllo entro giugno. Si tratta di un periodo feriale ed aggravarlo con
ulteriori adempimenti non è certamente produttivo. Inoltre tale anticipo non
determina alcun vantaggio per l’Agenzia delle Entrate se pensiamo che dopo il
31 luglio c’è piena inattività per via del mese di agosto. Per cui praticamente
le dichiarazioni saranno ricevute a settembre.
D. A chi ha
avanzato queste sue istanze la Lapet?
R. Ci siamo rivolti
direttamente al governo, evitando intermediari. Fare rumore sulla stampa, per
quanto utile per informare i cittadini, serve a ben poco in casi come questo.
E’ importante invece unirsi, manifestare tutti insieme, discuterne con gli
organi competenti. Ecco perché abbiamo subito tentato il coinvolgimento delle
altre categorie professionali economico-contabili. A dire il vero non abbiamo
trovato coesione sotto questo punto di vista da parte dei vertici, pur
continuando a ricevere numerose attestazioni di stima e grande appoggio dalla
base. E allora, abbiamo proseguito lungo il percorso già tracciato prima delle
ferie estive, quando personalmente incontrai il sottosegretario all’Economia e
finanze, Mario Lettieri. Con lui ho avuto modo di parlare delle intenzioni del
Governo e delle ragioni che hanno spinto verso queste scelte. All’onorevole
Laura Fincato invece ho esposto la nostra posizione mentre la Commissione
Finanze della Camera approvava la risoluzione con la richiesta al governo di
proroga dell’invio degli F24 on line, rimandata al primo gennaio 2007.
D. Oltre agli
incontri politici, presidente Falcone, la Lapet ha avviato altre iniziative?
R. Sì. Abbiamo in programma
per il prossimo 2 ottobre una videoconferenza satellitare a tema. L’argomento,
sul quale si soffermeranno i due relatori Carlo Nocera e Francesco Barone, sarà
proprio: “Decreto Bersani e nuovi adempimenti fiscali”. Vi prenderà parte lo
stesso sottosegretario Lettieri, al quale riproporremo i nostri interrogativi
in merito a tali nuove disposizioni. L’obbligo di trasmettere on line gli F24 è
un adempimento eccessivamente gravoso che stiamo tentando di scongiurare in
tutti i modi. Siamo d’accordo infatti su di una maggiore applicazione delle
procedure informatiche nel settore amministrativo, ma tutto ciò non deve
passare attraverso obblighi di legge. E’ necessario creare prima la cultura, la
mentalità, e per farlo occorre mantenere diversi sistemi di pagamento. Specie
se l’obiettivo è incassare le imposte. E una proroga, per giunta neppure
generale, non è sufficiente. Chiediamo l’eliminazione.
D.
Altrimenti?
R. Sospenderemo l’invio delle
dichiarazioni telematiche e di tutti i servizi connessi. I professionisti non
sono dipendenti del Fisco, ma lavoratori autonomi, e come tali devono continuare
ad operare, perciò non intendiamo assolutamente supportare decisioni che alla
prova dei fatti si riveleranno solo un aggravio in termini economici e di
lavoro per i professionisti e per gli stessi contribuenti, giungendo persino ad
ostacolare il regolare funzionamento del servizio di riscossione delle imposte.
La questione per la sua gravità e urgenza è stata discussa nei massimi vertici
dell’associazione lo scorso 25 settembre, convocando in seduta congiunta il
Consiglio direttivo nazionale e i delegati regionali. Al momento sono già in
corso in tutt’Italia le assemblee regionali al fine di valutare l’iniziativa
con ogni singolo tributarista Lapet. In ogni caso, pur apprezzando la proroga
concessa dal governo riteniamo che questa debba essere considerata il preludio
affinché con ragionevolezza si giunga a cassare l’inutile adempimento. Possiamo
garantire che su questo fronte non cederemo in quanto la posta in gioco è molto
alta e riguarda l’autonomia professionale.