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l'opinione

Aspettando la riforma delle professioni

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il Direttore

Stando alle dichiarazioni ufficiali e ai primi passi intrapresi dal ministro Bersani la riforma delle professioni sarà una delle priorità non procrastinabili anche del Governo Prodi, essendo un mercato più trasparente e competitivo uno degli obiettivi maggiormente monitorati anche in sede comunitaria. Gli ultimi due Governi succedutisi alla guida del paese sono infatti intervenuti in questa materia solo all’ultimo istante, con la Legislatura ormai agli sgoccioli, lasciando in pratica senza risposta le obiezioni provenienti dalle categorie. Come in occasione del DPR328, licenziato dal Governo uscente nel 2001, il medesimo copione sembra essersi ripetuto anche questo anno, con lo schema del decreto che ne dovrebbe attuare la sua modifica, approvato dal Governo Berlusconi il 19 marzo scorso. Secondo taluni critici, come il Movimento DPR328, sorto con l’intento di promuovere la riforma della legislazione vigente, la nuova modifica introdurrebbe una separazione ingiusta nell’Albo degli Ingegneri, una separazione che andrebbe a penalizzare le competenze dei laureati in ingegneria del vecchio ordinamento ancora in attesa di sostenere l’esame di Stato. La bozza approvata, viene sottolineato, prescriverebbe infatti il tirocinio obbligatorio per l’accesso all’esame di Stato anche a chi finora non ne abbisognava, in particolare a chi è attualmente in possesso della “vecchia laurea”. La durata del tirocinio per gli ingegneri, pari a un anno, viene elevata di altri sei mesi e di una prova d’esame supplementare (3 anziché 4) se l'iscritto, già abilitato, intende iscriversi anche in un altro settore. Il periodo di tirocinio sarà retribuito o gratuito ? È un dubbio che preoccupa i futuri ingegneri, ma altre critiche sono state avanzate in seguito all’ingresso di categorie di altri professionisti in Albi considerati “non di loro competenza”: «i laureati in Informatica 23/S e 26 (N.O.) si sono visti riconoscere, inaspettatamente, la possibilità di accedere al terzo settore dell'Albo degli Ingegneri, senza la laurea appropriata, degli Agronomi 4/S, messi fianco a fianco degli Ingegneri Edili 4/S, degli Architetti 4/S e viceversa». Avvantaggiati o no, per la verità lo schema proposto dalla riforma non ha incontrato neppure il favore degli informatici. L’articolo 21 dello schema di decreto consente, è vero, ai laureati in Informatica e in Scienze delle Informazioni di partecipare all’esame di stato per l’iscrizione alla sezione A dell’Albo degli Ingegneri, ma gli interessati chiedono di più: in pratica una norma transitoria che consenta ai professionisti già in attività di entrare nell’Albo degli ingegneri senza alcun esame. Com’è stato osservato, infatti, «la restrizione della concorrenza appare ancor più evidente nel nuovo testo del D.P.R. in esame, laddove si consideri che per le lauree in Informatica e in Scienze dell'Informazione non è contemplata neppure la possibilità di sostenere l’esame di Stato […] analogamente a quanto disposto dall’emanando regolamento per alcuni corsi di laurea riconducibili alla professione di biologo (articolo 15, comma 5) o alla professione di chimico (articolo 17, comma 6)». Più in generale, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato segnala di aver ricevuto negli ultimi tempi «numerose segnalazioni relative al testo in esame con particolare riguardo alle attività ricomprese nel settore dell’Ingegneria dell’Informazione. È importante rilevare che prima dell’entrata in vigore del D.P.R. n. 328/2001, tali attività venivano svolte liberamente dai laureati in Informatica ed in Scienze dell’Informazione, senza necessità di iscrizione ad un albo professionale». In sintesi, la materia risulta assai calda, per non dire bollente, e con ogni probabilità il caos sopra delineato rappresenta un semplice anticipo di quanto verrà alla luce non appena il Legislatore tornerà a rimetter mano alla riforma delle professioni. Vigilare è quindi quanto mai opportuno.

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