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l'opinione

Studi associati infermieristici, facciamo un po’ di chiarezza

stampa

di Marco Bernardini*

Troppo spesso in questi ultimi giorni la nostra stampa si è occupata della libera professione infermieristica per fatti di cronaca che, se realmente accaduti, meritano di essere pubblicizzati per informare il cittadino di atti illegali da cui difendersi e che vanno puniti, ma va fatta un po’ di chiarezza su alcuni elementi comunicati che trasformano queste notizie in disinformazione. Sulla base dello stesso art. 21 della Costituzione che legittima il mondo giornalistico, garantendo la libertà di pensiero, ma nel rispetto della corretta informazione, queste puntualizzazioni si rendono necessarie, specie da parte dell’Ente di Previdenza e Assistenza della Libera Professione Infermieristica che, a livello nazionale, tutela la Previdenza ed assistenza dei liberi Professionisti. In virtù di questo ruolo, è possibile affermare con esattezza giuridica che le due realtà delle cooperative e delle associazioni professionali cui si fa riferimento in articoli apparsi i giorni scorsi sulla stampa fanno riferimento a fattispecie completamente differenti. Infatti, le associazioni professionali di infermieri, così come quelle di altre libere professioni - avvocati, commercialisti, ingegneri, medici - sono costituite con atto pubblico, riconosciute dall’ordinamento nazionale e dai rispettivi Collegi professionali a base provinciale. Come tali, le associazioni assolvono tutti gli oneri fiscali e tributari loro spettanti, pena il controllo e la sanzione da parte delle autorità competenti: questi oneri sono reali e finora rispettati, in modo affatto “fantomatico”, come descritto dall’autore dell’articolo uscito lo scorso 25 ottobre su Il Corriere di Firenze. In secondo luogo, i cittadini devono sapere che le associazioni professionali sono formate da professionisti, in questo caso infermieri, che scelgono di svolgere la propria professione in regime libero-professionale, senza alcun vincolo di dipendenza con i soci, Ciò comporta che nessun membro dell’associazione professionale, né questa come istituzione possa regolarizzare l’ingresso di colleghi extracomunitari che, come è noto, può avvenire unicamente in virtù di un contratto di lavoro dipendente. Questi contratti possono essere stipulati da altre istituzioni, quali sono appunto le cooperative e le ex società interinali, oggi denominate agenzie di somministrazione. È pur vero, però, che in molti studi associati di infermieri in Italia esercitano la loro professione colleghi giunti in Italia che, dopo aver acquisito esperienza e coscienza del valore della propria professionalità, decidono, al pari delle opportunità date ad un professionista italiano, di operare all’interno di uno studio associato. In effetti, oggi la libera professione può garantire una maggiore gratificazione e trasparenza sia dal punto di vista economico che dal punto di vista professionale e personale e non, come descritto dalla stampa in questi ultimi giorni, essere una modalità di evasione di oneri e di minor qualità del servizio offerto. Da queste precisazioni che il nostro Ente tiene a ribadire, se ne deduce l’erroneità dei giornalisti che hanno affermato che i liberi professionisti non sono soggetti ad alcun tipo di contribuzione. Gli infermieri liberi professionisti, come tutti gli altri liberi professionisti, hanno costituito su legge nazionale un proprio Ente di Previdenza, alla quale soltanto spettano le azioni assistenziali e previdenziali. Pertanto, è da ritenersi confutabile l’informazione giornalistica secondo la quale gli studi associati gestiscono la posizione di colleghi extracomunitari, fino a ritirare la loro documentazione professionale. E’ inaudito pensare a simili procedure, quando la documentazione richiesta per svolgere la libera professione in uno studio associato è limitata alla certificazione di iscrizione all’albo professionale rilasciata dal Collegio provinciale, unico organo deputato alla verifica dei requisiti, come avviene per tutte le categorie professionali. Con queste precisazioni, l’appello ad un’informazione fondata sulla documentazioni su fonti attendibili, come si presenta in questa occasione Enpapi, quale Ente di previdenza e assistenza di una libera professione infermieristica che tiene a salvaguardare la propria responsabilità e deontologia professionale.

* Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Enpapi  (Ente di previdenza e assistenza di una libera professione infermieristica)

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