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l'opinione

I comunicatori pubblici vogliono l’albo.

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di Elisa Pastore

Dopo il Manifesto della comunicazione pubblica in Italia, elaborato dall'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e sottoscritto da molti che operano in questo specifico settore, viene la proposta di istituire un albo professionale per i comunicatori pubblici. A lanciarla, in occasione del Com.Pa, il Salone europeo della comunicazione pubblica dei servizi al cittadino e alle imprese, è Fausto Taverniti, coordinatore nazionale del Forum dei Portavoce, che opera nell'ambito dell'Associazione dei comunicatori pubblici. “Un albo professionale - precisa Taverniti - nel quale poter  accedere solo per titoli, formazione ed esperienze adeguate e  dal quale solo poter attingere nell'assegnazione di incarichi pubblici in grado di garantire una informazione, mirata e corretta, rivolta ai cittadini. Nessuno sognerebbe mai di assumere un giornalista in una testata senza che questi lo sia davvero o almeno senza concedere prima un biennio di praticantato. Per uffici stampa, portavoce e Urp - sostiene Taverniti - manca una base formativa e le regole di accesso sono quasi sempre stravolte: dati alla mano non si applica il contratto di lavoro giornalistico e si assumono per chiamata diretta ingegneri, docenti universitari quando non ragionieri, vigili urbani e segretari comunali.... Per chi intende davvero guardare al futuro e soprattutto per chi ha la responsabilità di indirizzare giornalisti e comunicatori, alcune opportunità appaiono semmai in crescita e ancora oggi le richieste del mercato sopravanzano la disponibilità reale di professionisti capaci. Il mercato, si intende, richiede però sempre più specialisti: di economia, di sport, di storia, di diritto, di relazioni internazionali e così via. Purché sappiano di cosa scrivono - aggiunge Taverniti - al pari di come scrivono e si relazionano con gli altri. Con le dovute eccezioni, riferite ai grandi maestri di giornalismo e ai bravi comunicatori spesso autodidatti, si guarda verso chi svolge questa professione con molta diffidenza. Allo stesso modo si nutre poca fiducia per gli uffici stampa, portavoce e Urp ( uffici relazioni con il pubblico). Eppure in questo specifico settore il mercato è aperto ad accogliere giovani e più esperti professionisti. La chiave, allora, è affidata - secondo Taverniti - alla formazione, alla stesura e al rispetto delle regole. Ciò vale naturalmente per giornalisti e comunicatori, qualsiasi sia lo sbocco professionale: solo se adeguatamente formati sapranno meglio e più correttamente informare sui media e negli uffici stampa. Sullo stesso piano c'è poi il rispetto delle regole: quelle per l'accesso alla professione, dovunque esercitata e quelle per tutelare la professione da infiltrazioni, soprattutto  negli incarichi  pubblici destinati alla comunicazione e all'informazione, da parte di altre figure che mal si conciliano con portavoce e addetto stampa”. Da qui la proposta del coordinatore nazionale di istituire un albo professionale per i comunicatori pubblici presso il ministero della Funzione Pubblica, sede naturale per il coordinamento di tutti i dipendenti pubblici che a vario titolo e anche pro tempore si occupano di informazioni rivolte ai media e ai cittadini”.

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