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l'opinione

Cittadini e medici protagonisti di una efficiente e moderna sanità pubblica

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di Elisa Pastore

La Sanità ha bisogno di maggiori investimenti, di una seria riorganizzazione dei servizi sul territorio, di un maggior peso politico dei medici, di una rinnovata centralità dei bisogni dei cittadini, di una chiara politica sul farmaco. La premessa indispensabile però è la convocazione immediata di un tavolo di concertazione politica e successivamente la riapertura dei tavoli di trattativa per il rinnovo del contratto dei dirigenti e delle convenzioni. È questa la sintesi dell’intervento di Salvo Calì, della segreteria costituente del Sindacato dei Medici Italiani.  La sanità italiana si trova ad una nuova ambiziosa sfida: la nascita di un nuovo soggetto sindacale. L’Api, la Cumi-Aiss, il Sem e l’Unamef, finita la fase dei congressi regionali, hanno aperto quella della costituente per un nuovo sindacato di tutti i medici italiani.  Il Congresso nazionale in corso a Tivoli dal 16 al 19 novembre vede la presenza di circa 400 delegati, in rappresentanza di oltre 8mila iscritti, provenienti da tutte le regioni di Italia. I lavori sono stati aperti stamattina con la relazione introduttiva di Calì. Nel corso del suo intervento ha indicato i tre versanti principali per i prossimi mesi dell’iniziativa politico sindacale del nuovo soggetto sindacale: "Il primo è una revisione dell’assetto istituzionale delle ASL, che preluda ad un rinnovato protagonismo dei medici, sinora esclusi dai processi decisionali all’interno delle aziende. Negli ultimi anni la degenerazione del sistema dello spoil system ha prodotto una progressiva occupazione della sanità da parte dei partiti, attraverso logiche di sottogoverno culminate con l’approvazione della norma che consentiva a quanti avevano ricoperto cariche politiche di accedere direttamente al governo delle aziende sanitarie a prescindere dal possesso di requisiti specifici. L’attuale ministro della salute ha opportunamente promosso la revoca di quelle norme. È questo un fatto indubbiamente positivo, ma va accompagnato ad un ridimensionamento dei poteri autarchici dei direttori generali che sconfinano nella programmazione sanitaria e nella scelta troppo discrezionale dei direttori di struttura complessa. Va riproposto il ddl sul governo clinico, all’interno del quale si rende necessario: rivisitare le modalità di reclutamento dei medici, in particolari dei direttori di struttura complessa; rivalutare l’area delle cure primarie, prevedendo l’obbligatorietà del dipartimento delle cure primarie; rafforzare il distretto come punto di raccordo delle politiche sanitarie nel territorio e dell’integrazione socio-sanitaria. Il secondo versante è la riorganizzazione delle cure primarie. Questa passa, intanto, attraverso una rivisitazione dell’accordo convenzionale, i cui strumenti sono datati, essendo datato l’impianto complessivo delle convenzioni all’inizio degli anni ’80, a fronte di un radicale mutamento della domanda. La debolezza strutturale dell’area è di immediata evidenza solo che si consideri la precarietà dei rapporti convenzionali di primo accesso: tempo parziale e necessità di investimenti per l’apertura dello studio, la cui redditività spesso è di là da venire. Accesso unico, tempo pieno, diversificazione delle funzioni e progressione di carriera sono alcuni dei temi di discussione che devono necessariamente preludere all’atto di indirizzo e che devono essere concordati ancor prima dell’apertura di qualsiasi trattativa. Sul versante della dirigenza la rivalutazione dell’indennità di esclusività e una nuova rivisitazione della flessibilità, in ordine alla parte variabile della retribuzione largamente assorbita dal nuovo tabellare della dirigenza. La terza questione – ha concluso Calì - è la trasformazione dei percorsi formativi che devono essere sempre più orientati al prendersi cura, non solo al curare. Un recupero della dimensione olistica della professione che attraversi tutto il percorso formativo, ancorché specialistico. Il riconoscimento della medicina di famiglia come specialità, rivedendo gli attuali percorsi formativi che appaiono anacronistici e inadeguati. Il potenziamento delle figure professionali sanitarie non mediche nell’area delle cure primarie e nei distretti. Ieri, i delegati presenti hanno cominciato i lavori con due corsi di formazione, uno per la dirigenza e uno per la convenzionata, poi in seduta plenaria hanno costituito le commissioni previste per statuto. Nel pomeriggio di ieri è intervenuto Antonio Gaglione, sottosegretario del ministero della Salute. L’assistenza socio-sanitaria, le cure domiciliari, i day-Hospital, gli hospices, le tante forme dell’associazionismo, le nuove funzioni degli ospedali, i centri di eccellenza, la politica del farmaco, l’assistenza sulle 24 ore, saranno tra gli argomenti dei quattro giorni di confronto.

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