La guerra ai professionisti è una lotta di classe
di Cesare Campa (FI)
L’intervento penalizzante del Governo sui professionisti non è stato affatto dettato da una scelta liberista, ma è piuttosto il frutto della logica massimalista di cui la maggioranza è prigioniera e che condiziona ogni sua iniziativa. Realtà confermata dalla Legge Finanziaria che ha dimostrato con quanto furore il Governo metta le mani in tasca dei cittadini, creando un enorme ostacolo allo sviluppo e alla modernizzazione. Il retaggio culturale delle ideologie ottocentesche sta imponendo gravissimi limiti alla libertà in un campo fondamentale del sistema civile ed economico, come quello delle professioni. La sinistra marxista impone al Governo il vecchio principio della lotta di classe: chi non appartiene alla classe operaia, non può andare in Paradiso perché è un nemico che sfrutta gli onesti. Dopo la caduta del Pci il linguaggio è cambiato, non il principio politico: ora sono gli evasori. Siamo allo sbando. Non gioisco se gli avversari politici stanno fallendo clamorosamente, ma sono preoccupato per il danno che stanno creando al Paese. In tutta la storia dei sessant’anni della Repubblica, non si è mai assistito a tanto caos e a tante contraddizioni. Nessun esecutivo è stato così frastornato dal clamore ostile della propria coalizione. Nessuna Legge Finanziaria ha ricevuto un numero così alto di modifiche, decine al giorno e oltre 800 la notte prima del voto di fiducia alla Camera, dallo stesso Governo che si autocensura, senza provare imbarazzo. Stiamo vivendo giorni di proteste clamorose. Sono ricatti di esponenti della maggioranza che per soddisfarli il Governo toglie ai cittadini quello che concede agli amici. Le piazze si sono riempite di manifestanti e fra loro ci sono anche chi ha votato per Prodi. Cacciari si è mostrato il più tagliente critico di questa finanziaria e con lui altri importanti sindaci ed esponenti della sinistra. In Parlamento si è giunti ad assistere ad ammutinamenti giornalieri di qualche pezzo della maggioranza. È il caos! Prodi e il suo Padoa Schioppa si guardano bene di frequentare le Aule di Montecitorio e di Palazzo Madama perché preferiscono andarsene in giro per il mondo. Un atteggiamento arrogante, con l’aggravante di essere confusionario. Il Corriere della Sera, che ha dovuto macchiare la sua grande e immacolata tradizione di autorevolezza indipendente, per cercare di salvare Prodi alla vigilia del voto, ha dovuto cambiare musica, criticando senza riserve la Finanziaria. I mugugni e le critiche al Governo da parte di suoi alleati e di organismi importanti lungo i mesi si è fatto un coro, tanto folto quanto quello che si mette in piedi per la Nona di Gustav Mahler. Il Fmi ha affermato che l?economia è intossicata dalla spesa pubblica, le riforme strutturali non possono essere rinviate; ma la critica più aspra è di Montezemolo: “La sinistra deve imparare la cultura di mercato”. Poi rincara la dose: “Gli italiani ci sono, è l’Italia che manca”, alludendo a chi la governa. Ho sempre sostenuto, che la politica del Governo ha gravissime carenze culturali perché non tiene conto delle realtà socio-economiche delle aree del Paese. Le macro aeree della penisola hanno esigenze molto diverse tra loro. Come è possibile impostare, come fa Prodi, una politica generica sia per il Nord, quanto per il Sud? Noi del Nord abbiamo bisogno di ricerca, di adeguamento dell’organizzazione finanziaria e produttiva e di competitività con i mercati internazionali; loro del Sud di avviamento al lavoro, di assistenza sociale e di sicurezza del territorio. D’altra parte come possono capirlo, se come dice Montezemolo devono imparare ancora la cultura del mercato? Realtà che emerge dalla logica politica della Finanziaria. John Maynard Keynes ha salvato l’economia degli USA suggerendo investimenti pubblici, per pagare il debito pubblico con le nuove risorse ottenute dallo sviluppo. Amintore Fanfani ha avviato il miracolo economico con la stessa politica; Prodi e la sinistra massimalista ha ridotto invece gli investimenti varati dal centrodestra, attuando l’ossessiva regola di marxista memoria: mettere le mani in tasca ai cittadini. Il Paese, in questo modo, non solo non cresce ma diviene più povero. Questa Finanziaria raffredderà la crescita del Pil in atto, relegando l’Italia tra i Paesi incapaci di tenere il passo con la rivoluzione del progresso globale.
Cesare Campa (FI)
Membro della commissione Lavoro della Camera.
Cofirmatario, tra l’altro di una proposta di legge relativa a “Disposizioni
per la corresponsione di borse di studio ai medici specializzandi ammessi alle
scuole di specializzazione negli anni dal 1983 al 1991 ( AC 1420)”