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l'opinione

Rilanciare la professione: missione possibile

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di Elisa Pastore

Il farmacista dovrà affrontare mutamenti profondi a livello legislativo, demografico, sociale e politico. Il Comitato Centrale si impegnerà per portare le esigenze e le proposte dei farmacisti all'attenzione della politica. Queste le parole di Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini in occasione del Consiglio Nazionale che si è tenuto ieri a Roma. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti - ha affermato Leopardi - si impegna a sostenere sempre più efficacemente i farmacisti nella ricerca di un rinnovamento della professione. Le trasformazioni della società rendono inevitabile una evoluzione del ruolo e delle funzioni, in vista di una risposta adeguata sia ai bisogni della collettività, sia alle aspettative professionali degli oltre 70.000 iscritti. Il farmacista, ricoprendo un ruolo chiave all'interno del sistema salute, con opportuni e necessari adeguamenti del proprio bagaglio culturale ma anche delle normative, può davvero contribuire al percorso di miglioramento del sistema sanitario. Se questa è la linea principale della proposta per il futuro, la relazione ha anche affrontato le vicende degli ultimi mesi. La Federazione, in occasione del Dl Bersani, sarebbe stata per qualcuno troppo "morbida" ha detto Leopardi. Non bisogna dimenticare, però, che la Fofi ha dignità di ente pubblico ed è la "casa" di tutta la professione, fatta di 70 mila iscritti di cui 16.500 titolari. Alcuni settori della categoria hanno reclamato azioni sindacali forti. Al di là di ogni altra considerazione, c'è da porsi una domanda: il muro contro muro avrebbe prodotto esiti favorevoli o, al contrario, avrebbe accelerato il processo di aggressione al servizio farmaceutico? Non possiamo esprimere - ha aggiunto - un sindacalismo in tuta blu e quindi "non potevamo fare parte del coro della protesta".  La strada scelta dalla Federazione - ha continuato il Presidente - è esplicitata nel documento presentato a tutte le istituzioni: la direzione non può che essere quella del primato della professione, l'unica che possa garantire un futuro non ancillare né marginale ai farmacisti italiani. Si tratta ora di aiutare l'intero corpus professionale a intraprenderla. Gli Ordini professionali saranno decisivi nel promuovere la transizione di tutti gli iscritti verso una nuova cultura del confronto e della competizione. Di fronte a situazioni non ordinarie, servono sforzi straordinari: gli Ordini debbono compiere quello, paziente e tenace, di una "catechesi" che porti la professione a uscire dall'attuale clima di forte smarrimento per organizzarsi ad affrontare  le sfide di oggi e di domani. "Dobbiamo avere più fierezza, più amor proprio, più coscienza del nostro ruolo. Se fossimo disattenti, intimiditi, sottomessi, perderemmo il confronto" ha incalzato. Negli ultimi dieci anni, larghi strati della professione hanno interpretato  i segnali di cambiamento come i semplici aggiustamenti di una fase di passaggio. "In realtà, la professione farmaceutica si trova al centro di un vero e proprio passaggio di fase" ha detto Leopardi. "La protesta non basta, anche quando sostenuta da buone ragioni. Il problema, infatti, non è avere ragione ma vederla riconosciuta. L'insofferenza è comprensibile, ma non paga e rischia di essere controproducente. Quello che bisogna evitare è consentire che le accelerazioni imposte da Bersani alle dinamiche di cambiamento, percepite come ingiustamente punitive, si traducano in sentimenti negativi di rassegnazione, rimpianto e paura del futuro" confinando le energie positive in una sterile voglia di rivincita. Se la cultura e l'atteggiamento prevalenti saranno quelli di chi teme il futuro, si accuccia nel presente e rimpiange il passato "la professione farmaceutica - ha concluso Leopardi - smetterà presto di essere una professione in transizione per limitarsi ad essere una professione transitoria e, come tale, destinata a sparire".

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