Decreto Bersani. Un gara per fare di più
Di Enrico Morando (Pres. Comm. Bilancio del Senato)
Di fronte al decreto
Bersani, molti hanno commentato: bene nel merito, male nel metodo. Non ero
molto d'accordo prima. Sono ancora meno d'accordo
oggi, a decreto (quasi) convertito dal Parlamento. Delle norme in questione, si
parlava inutilmente da anni. Convegni, confronti, bozze di disegni di legge.
Dieci anni trascorsi così, senza cambiare nulla. Né
sono bastate, a smuoverci dal torpore, raccomandazioni dell'Antitrust e
procedure d'infrazione in sede comunitaria. In questa gara, per ben dieci anni,
si sono inutilmente succeduti i governi di centro-sinistra e quelli di
centro-destra. Poi, è arrivato il decreto. E oggi, a
distanza di quaranta giorni dalla sua emanazione, tutto è entrato in movimento.
Non è vero che - nel testo - non è cambiato nulla. È cambiata la norma sui
taxi. E tra qualche settimana avremo finalmente - a
Roma, soprattutto - qualche macchina in più per strada. È cambiata la norma sui
panificatori, che hanno risposto alla sfida liberalizzatrice rilanciando, e sono stati ascoltati dal Parlamento. È cambiata anche la
norma sulle professioni, poiché i compensi liquidati dal giudice manterranno un
riferimento alle tariffe, così come quelli interni alle procedure dei lavori
pubblici. È cambiata la norma sulle banche, poiché è stata eliminata l'automaticità dell'adeguamento dei tassi attivi e passivi
conseguente a decisioni della BCE ed è stata stabilito il diritto del cliente
di poter comunque recedere. È cambiata la norma sulla RCA, poiché anche
l'agente plurimandatario deve rendere conto al cliente della sua provvigione.
Il Parlamento ha quindi cambiato più o meno significativamente tutte o quasi le
norme del decreto. E spesso le ha cambiate tenendo
conto delle osservazioni critiche delle categorie interessate. Ma l'uso del decreto - da convertire entro sessanta giorni -
è stato decisivo per costringere tutti ad abbandonare le tattiche dilatorie. A
venire allo scoperto, ciascuno coi suoi sì e i suoi no. Si è detto che
Governo e maggioranza sono stati forti con i deboli (le categorie interessate
dal decreto), e deboli con i forti (i colossi dell'energia; le aziende dei
servizi pubblici locali). Su chi sia debole e chi sia
forte ho opinioni almeno in parte diverse. Ma accetto
la sfida: il Governo ha già presentato il disegno di legge sui servizi pubblici
locali, che entro la primavera prossima sarà legge. E sull'energia si sta
lavorando ad un complesso di scelte che accompagnino alla liberalizzazione un significativo aumento (gas) dell'offerta. E
sarebbe davvero magnifico se - d'ora in poi - la gara a non fare potesse diventare gara a fare di più. Se il Governo si trovasse d'ora in
poi cittadini che reclamano: «Io sono stato "liberalizzato". Perché
consenti a quell'altro di non esserlo?». Se succederà (spes ultima dea), il merito sarà stato più del
metodo (decreto) che del merito.