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l'opinione

È giallo sulla sorte del ddl Mastella

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di Maria Grazia Siliquini. (Responsabile di An per le libere professioni)

Mi verrebbe da dire che il 2007 si apre con un vero e proprio giallo, almeno per quanto riguarda la riforma delle professioni. Infatti mi chiedo: che fine ha fatto il disegno di legge Mastella, peraltro già approvato dal Consiglio dei ministri? Il fatto che il provvedimento licenziato da Via Arenula non sia ancora stato depositato nelle Commissioni Giustizia e Attività Produttive della Camera è addebitabile in buona parte all'evidente scollamento in atto tra Governo e maggioranza. E questo è un fatto piuttosto grave, visto che l'esame dei provvedimenti di riforma è già stato incardinato. Tra l'altro girano anche voci su un possibile avvio dell'iter di riforma a Palazzo Madama, prospettiva questa che potrebbe essere interpretata come volontà di sottrarre il ddl del Governo alla Camera, dove sono presenti anche i progetti di legge preparati dall'opposizione e dalla stessa maggioranza; e si tratterebbe di un percorso scorretto sotto il profilo procedurale. Di qui la possibilità che nel frattempo il disegno di legge Mastella possa essere transitato presso il Ministero per lo Sviluppo Economico per subire ulteriori aggiustamenti e modifiche, anche se poi il provvedimento di luglio del ministro Bersani non c'entra nulla, relativamente al mondo delle professioni, con l'avvio di una fase di liberalizzazione. Infatti a mio giudizio esso ha rappresentato in questo ambito un chiaro attacco al mondo delle professioni e dei liberi professionisti. Il mio progetto di legge pronto ormai da mesi, contempla 71 articoli e prevede tra l'altro: il mantenimento dell'esistenza delle professioni intellettuali e la distinzione tra professionista e attività d'impresa; il mantenimento degli ordini esistenti, con modifiche per renderli più snelli, trasparenti e democratici; l'istituzione delle forme di vigilanza non in capo agli ordini ma mediante un Consiglio di Disciplina esterno; libere associazioni che esercitano attività non riservate dalle leggi dello Stato (iscritte in un registro tenuto presso il Ministero della Giustizia); mantenimento delle tariffe minime; assicurazione obbligatoria; forme di pubblicità non comparativa; possibilità di costituire società, ma escludendo che il capitale possa diventare socio del professionista se non attraverso conferimenti apportati dai soci.
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