Sanità efficiente emedici protagonisti del governo clinico.
Di Salvo Calì. ( segretario nazionale Sindacato Medici Italiani presidente di Federazione Medici)
Dopo alcuni anni passati nel dimenticatoio di qualche commissione parlamentare, si ritorna a parlare della necessità di alcuni interventi legislativi per avviare la modernizzazione della nostra sanità pubblica. Purtroppo, anche stavolta, questioni così delicate sono precedute da uno scoop sulla malasanità, lo scandalo che ha investito il Policlinico di Roma; nonché da una serie di annunci sul tormentone dell’esclusività di rapporto dei medici, che come al solito servono solo a fare qualche buon titolo sui giornali. Speriamo che il clamore e le facili demagogie che emergono quasi naturalmente in queste fasi di grande attenzione dell’opinione pubblica, non condizionino il proficuo dialogo tra le parti in corso da mesi. I sindacati medici hanno avuto vari incontri con il ministero della Salute per cominciare a delineare una serie di interventi normativi ed organizzativi che rendano più efficienti l’offerta dei nostri servizi. La bozza di documento del Ministero della salute tendente ad un ammodernamento del SSN ha certamente il merito di riprendere una strada interrotta dopo le ultime rivisitazioni della Legge di riordino del SSN avvenute tra il 1999 (D.L.vo 229) e il 2000 (D.L.vo 254) È giusto sottolineare che fino ad ora c’è stata una generale identità di vedute sulla necessità di mantenere una impostazione di fondo: l’aziendalizzazione intesa come prospettiva di ricerca di efficienza e di economicità. C’è accordo su cosa bisogna evitare: l’ennesima riforma da “anno zero”, con conseguente cancellazione di quanto fatto fino ad ora dai precedenti governi, ma c’è anche la coscienza dell’urgenza di avviare una seria razionalizzazione del Ssn, migliorando alcuni aspetti istituzionali e organizzativi. Accanto a tale rivisitazione legislativa ci pare però che il sistema necessiti in questa fase storica anche di alcune linee-guida, di carattere necessariamente nazionale, che vadano ad affrontare alcuni nodi organizzativi ed economici che spaziano su argomenti diversi dal riordino delle cure primarie alla responsabilità civile e penale del medico. Abbiamo chiesto - citerò solo alcune questioni - un riordino legislativo che riguardi il governo delle aziende: si deve superare il “monocratismo assoluto” del Direttore generale. È importante che si pianifichi una nuova politica sanitaria del territorio, potenziandolo e valorizzando chi vi opera. Ma anche che si individui una differente impostazione del ruolo degli ospedali. Non si tratta di scegliere il superamento tout court di una serie di funzioni svolte finora da una rete ospedaliera estremamente capillare ma certamente di avviare un processo che punti come prospettiva a medio termine a un forte ridimensionamento quantitativo dell’ospedale tradizionale e a un suo adeguamento qualitativo sia sul piano della specializzazione e complessità delle prestazioni sia su quello dell’organizzazione della erogazione delle prestazioni stesse (Day hospital, day surgery, DEA e quant’altro). Va ridotto il gap geografico tra nord e sud, ancora enorme. Bisogna intervenire con un riequilibrio tecnologico-strutturale, su quella che è ancora una vera e propria “questione meridionale della sanità. Il documento, che abbiamo presentato come Federazione Medici, pone come condizione prioritaria l’aumento delle risorse da prevedere per questo settore, che, a differenza di ciò che si dice (il senatore Marino, tra gli altri, in una sua recente intervista), sono ancora insufficienti rispetto alla media europea. Bisogna portarle fin sopra il 7% del PIL. Un innalzamento importante nella logica di una sanità vista non come voce di spesa, ma come investimento e leva di sviluppo del Paese: in termini di occupazione qualificata, di formazione, di know how e di ricerca con tutti i possibili indotti. Tutto ciò senza dimenticare i doverosi interventi contro gli sprechi. In questo contesto la fiscalità generale non può non essere l’unica origine del finanziamento dovendosi riconsiderare anche tutte le politiche sui ticket da valutare solo come invito all’appropriatezza. La legge finanziaria 2007 non sembra andare in questo senso con misure che appaiono non soltanto in qualche misura ingiuste ma finanche inutili (per esempio i ticket sul pronto soccorso). Condividiamo fino ad ora il metodo seguito dal ministero della Salute, c’è la ricerca di un confronto e c’è attenzione nei confronti delle proposte dei sindacati. Se anche le organizzazioni sindacali si dimostreranno all’altezza rimanendo unite, come è avvenuto nella precedente stagione di rinnovi contrattuali, allora le nostre osservazioni prenderanno forza e i medici ritorneranno ad essere protagonisti dei processi di modernizzazione della nostra sanità.