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Intervista a Paola Muratorio

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di Elisa Pastore

Intervista a Paola Muratorio, presidente di Inarcassa, main partner della 10. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

Investire sui giovani, sui progetti e sulla cultura per far ripartire la professione di architetto e ingegnere. Paola Muratorio, presidente di Inarcassa, la Cassa degli architetti e degli ingegneri che conta 130 mila liberi professionisti iscritti, spiega così la presenza alla 10. Mostra Internazionale di Architettura dell’ente di previdenza che guida con successo da sei anni, e che ha chiuso il bilancio 2005 con un attivo di circa 381 milioni di euro e un patrimonio di 3,4 miliardi di euro.

Domanda. Come mai un ente di previdenza sceglie di investire in un evento culturale come la Biennale di Venezia?

Risposta.  Perché fare assistenza e previdenza per i nostri iscritti non vuol dire solo offrire loro la garanzia economica di fare fronte alle necessità future e ai momenti di difficoltà, ma anche dare spazio da alla cultura, alle idee dei giovani, al ruolo della progettazione come strumento per migliorare la qualità della vita urbana e il benessere sociale di chi vive in città.

D. Quali sono le difficoltà che incontrano oggi i professionisti, giovani e meno giovani?

R. Direi che mancano riforme economiche in grado di innovare i nostri settori produttivi e svecchiare il sistema universitario, così come manca una disciplina dell’architettura e dell’urbanistica che rimetta al centro la progettazione e i concorsi, in modo da dare ai giovani una speranza di inserirsi stabilmente nella professione. Accanto a queste esigenze, però, non bisogna dimenticare la centralità delle idee, dei saperi, dei progetti più innovativi che arrivano dall’Italia e dall’Europa, per dare ai professionisti più ampia della loro attività.

D. L’approccio che lei propone si traduce anche nelle scelte di gestione di Inarcassa?

R. Le nostre scelte di management offrono tanti segni di questo impegno. Un esempio è la nostra politica di investimento immobiliare, basata sull’acquisto di immobili di pregio situati nei centri storici, e sulla loro ristrutturazione mirata a restituire alle città l’aspetto e la funzione degli edifici originari. E’ il caso di palazzo Giovannelli a Venezia, o dei due edifici costruiti negli anni ’40 da Asnago e Vender a Milano, di fronte alla Torre Velasca, che rappresentano alcune tra le più tipiche testimonianze di architettura razionalista.

D. E sul fronte più strettamente finanziario?  

R. L’impegno a favore degli iscritti si basa sulla diversificazione degli investimenti, la valutazione del rischio da parte di società indipendenti, e un processo di definizione delle scelte di gestione che parte dal basso, coinvolgendo tutti i 220 delegati che rappresentano il “parlamento” della Cassa. Queste le scelte che ci hanno portato quasi a raddoppiare il patrimonio netto, passato dagli 1,9 miliardi di euro del 2000 ai 3,4 del 2005, e a vincere l’anno scorso il premio Ipe come miglior fondo pensione europeo.

D. Il mondo della previdenza è sotto i riflettori a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e del rischio che le nuove generazioni non riescano a mantenere lo stesso livello di vita dei genitori. Come pensate di affrontare queste sfide?

R. Nonostante i brillanti risultati degli ultimi anni manteniamo sempre alta la guardia, vista la necessità di assicurare un futuro sereno ai giovani, che sono tantissimi se si pensa che il 50% dei nostri iscritti ha meno di 40 anni. Stiamo quindi mettendo in cantiere riforme che, attraverso l’abbattimento dei privilegi dei più anziani, portino da 40 a 80 anni l’arco temporale nel quale è assicurata la sostenibilità del sistema.

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