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È ora di convocare una Conferenza Nazionale sulla Giustizia. Lo chiede Michelina Grillo presidente Oua.

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di Elisa Pastore

Gli avvocati chiedono una conferenza nazionale sulla Giustizia. Lo dice a MP, Michelina Grillo, presidente dell’Oua, l’Organizzazione Unitaria della Avvocatura. “È un dibattito culturale di cui oramai da tempo si avverte la necessità – spiega la Grillo - prontamente estrinsecata dall'Oua nella richiesta, oramai datata ma rimasta nella sostanza disattesa, di una Conferenza Nazionale sulla Giustizia. Un dibattito che involge considerazioni di sistema, che tocca i temi della Giustizia, della Giurisdizione pubblica, del suo ruolo in un Paese autenticamente democratico, del diritto di difesa e della sua concreta estrinsecazione, prescindendo quindi dalle ragioni dei singoli. Crediamo - aggiunge la Presidente dell’Oua - che in un momento di grave crisi, anche di valori, maggiore debba essere lo sforzo di tutti, senza pregiudiziali chiusure al dialogo come quelle fino ad oggi riscontrate -che appaiono miopi, perché non consentono in alcun modo di stemperare contrasti anzi di giorno in giorno protervamente alimentati - per la salvaguardia degli assetti costituzionali  ed altresì per consentire quanto in più occasioni dichiarato, e cioè che “le esigenze di liberalizzazione del settore debbano essere condivise e fatte proprie dai professionisti prima ancora che dalle autorità di regolazione”, ma anche per comprendere più a fondo “le specificità proprie di ogni singola professione e, in particolare, gli interessi generali coinvolti nell’esercizio di ciascuna”. Parallelamente agli interventi a gamba tesa sulle professioni, è infatti in corso un progressivo svuotamento della giurisdizione, quale pubblica funzione, di rango costituzionale, per la quale è coessenziale la presenza e l’apporto della difesa tecnica. Si corre a nostro avviso il rischio concreto e a breve di una resa di giustizia su di un doppio livello qualitativo e a due velocità : l’una, la giurisdizione pubblica, lenta e inefficiente, annegata in un desolante pauperismo di mezzi, destinata ai deboli e non abbienti, che rappresentano il 90% della popolazione; l’altra rapida, forse più costosa, ma efficiente, affidata a strumenti privati di regolazione del conflitto, accessibile a pochi e destinata a dirimere le controversie tra poteri forti. Il sistematico e drastico taglio delle risorse destinate alla Giustizia ne è evidente conferma. A nostro sommesso avviso un tal procedere si scontra con problemi evidenti di compatibilità costituzionale, che peraltro paiono non interessare ai più. Meglio sarebbe preoccuparsi responsabilmente di ridefinire il quadro del sistema, prima di stravolgere gli assetti ordinamentali dei protagonisti. Nella consapevolezza che l’obiettivo di favorire la concorrenza all’interno delle professioni deve, in ogni caso, essere compatibile con quello teso a preservare le regole puramente etiche specifiche a ciascuna professione e che il mantenimento sia di un livello elevato di qualità per i servizi forniti dalle professioni liberali, sia di un corretto esercizio dei medesimi servizi, costituisce innegabilmente non soltanto un irrinunciabile strumento di tutela dei destinatari di detti servizi, ma anche un obiettivo di interesse generale, gli Avvocati italiani respingono al mittente le accuse in questi giorni copiosamente piovute su di loro da parte di autorevoli esponenti del Governo, e sfidano la politica ad un franco e leale confronto delle idee, sinora colpevolmente loro negato. Il tavolo dei volenterosi proposto il 12 ottobre dall'Oua non può essere bollato come iniziativa defatigatoria e inutile, né deve collocarsi al di fuori delle sedi istituzionali: è il banco di prova al quale chiamiamo tutti coloro che realmente, e non già solo a parole, dichiarano di volere il dialogo e il confronto e di volere riforme condivise, realmente nell'interesse del Paese”.

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