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Lettera di Giancarlo Laurini, vice responsabile delle professioni di Forza Italia in merito alle audizioni di giovedì 29 marzo alla Camera.

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Caro Direttore,
ho appena letto la “prima fotografia” (come viene definita) del secondo giorno di audizioni sulla Riforma delle professioni, presso le Commissioni riunite Giustizia e Attività Produttive …” (sic) apparso su Mondo Professionisti di lunedì. Non posso non fare qualche messa a punto sia come membro della Commissione Giustizia e 1° firmatario della proposta di legge di F.I., sia come osservatore che, in casi come questo, se di fotografie ha da parlarsi, preferisco quelle antiche e “trasparenti” in bianco e nero, rispetto a quelle, pur più vivaci, arricchite dai colori di un commento necessariamente di seconda mano … La prima osservazione è relativa alla “bacchettatura” che l’On. Mantini avrebbe fatto al CUP, invitandolo imperiosamente a presentare in Commissione il testo della proposta di legge “di iniziativa popolare”, per la quale il CUP stesso sta raccogliendo le 50.000 firme necessarie. Premesso che non è nello stile dell’On. Mantini bacchettare chicchessia e tanto meno il CUP (che non avrebbe esitato a rispedire garbatamente al mittente la bacchettata), il Presidente Sirica ha subito chiarito che l’iniziativa assunta dal CUP non è diretta a “sollevare il popolo delle professioni …”, ma semplicemente ad offrire un contributo costruttivo e di chiarezza al dibattito in corso, precisando in maniera inequivocabile gli orientamenti e le istanze del mondo professionale italiano che trovano, peraltro, già ampio riscontro nelle proposte di legge pendenti in Parlamento, sia alla Camera che al Senato. L’intervento del prof. Guido Alpa in rappresentanza del Consiglio Nazionale Forense, è stato saggiamente e coraggiosamente centrato sui grossi problemi che il ddl Mastella crea alle professioni in generale e all’avvocatura in particolare, non solo per la concomitante pendenza al Senato di una proposta di riforma ad hoc dell’ordinamento forense (a firma “trasversale” del sen. Calvi ed altri), ma anche per la conferma del famigerato patto di quota-lite introdotto avventatamente e con molta superficialità dalla Bersani unitamente alla eliminazione della obbligatorietà delle tariffe perfino per le attività “imposte” o riservate che, invece, erano contemplate sia nel programma dell’Unione, sia nella prima bozza del ddl Mastella. Grande preoccupazione destano poi la confusa sovrapposizione di Ordini e Associazioni; la brevità e il sostanziale “svuotamento” del tirocinio professionale e, last but not least, la spropositata delega – da qualcuno definita “una cambiale in bianco” – al Governo per l’elaborazione di principi e norme che, invece, molto meglio sarebbe lasciare all’elaborazione ragionata e “condivisa” del Parlamento, attraverso lo strumento della legge-quadro. Quanto all’intervento di Paolo Piccoli, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, il suo discorso non è stato di sterile difesa delle “competenze riservate”, ma di riaffermazione della legalità e della certezza del diritto come valore primario dello sviluppo della società italiana, chiarendo ai presenti la differenza abissale che esiste fra una mera redistribuzione di lavoro e competenze tra gli appartenenti a categorie contigue e la salvaguardia di una funzione pubblica credibilmente svolta da Pubblici Ufficiali per essa formati e ad essa istituzionalmente destinati dallo Stato, laddove la ritenga necessaria per l’ordinato sviluppo del mercato e della stessa società nel suo complesso. Infine, circa l’invito che l’On. Mantini avrebbe rivolto all’opposizione a collaborare “ad una riforma largamente condivisa anche perché, come si vede, la politica delle spallate non porta a nulla…”, eloquente è la risposta che Maria Grazia Siliquini per AN e Michele Vietti per l’UDC hanno dato spiegando che, allo stato “non esistono le condizioni politiche per arrivare rapidamente ad una riforma condivisa”. E mi pare che abbiano ragione, almeno fino a quando da parte della maggioranza e dei suoi portavoce si insisterà sull’arrogante posizione del muro contro muro o, se volete, del prendere o lasciare! Una posizione non giustificata neanche dai risultati delle audizioni di CNEL e CENSIS della passata settimana, dalle quali è emerso con chiarezza innanzitutto che il CNEL – rappresentato dal suo Presidente Antonio Marzano – non è riuscito a esprimere alcun “parere”, ma ha presentato due diversi rapporti: uno della componente sindacale e confindustriale acriticamente “appiattito” sul ddl governativo, l’altro delle componenti libero professionale ed extra-sindacale che, invece, dà conto in maniera molto articolata e puntuale del problemi sollevati dal ddl e delle sue soluzioni del tutto inadeguate alle realtà e ai bisogni reali dei cittadini. Il CENSIS da parte sua e per bocca del suo Direttore generale Giuseppe Roma, ha invece presentato un rapporto estremamente preciso e documentato su alcuni aspetti dell’organizzazione e dell’andamento dei servizi professionali in Italia, che smentiscono molte delle superficiali affermazioni di chi il mondo professionale conosce poco e spesso ragiona per partito preso. A questo punto, se il Governo facesse un passo avanti in prima persona, manifestando una reale disponibilità al confronto, al di là delle prese di posizioni tattiche di esponenti della maggioranza, si potrebbe cominciare a discutere seriamente per cercare di trovare in Parlamento un punto d’incontro sulle questioni più spinose e controverse, sulle quali si sono fin qui arenati i precedenti tentativi di riforma e quello attuale segna inesorabilmente il passo. On. Giancarlo Laurini V. Responsabile di F.I. per le Libere Professioni
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