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In Italia, il settore del Direct Marketing è molto in ritardo rispetto ai principali Paesi competitor e tale tendenza non sembra destinata a migliorare visto che di fronte a un oggettivo sottosviluppo del settore, che, inevitabilmente, incide sui mercati, l’attuale contesto normativo nazionale non aiuta a ridurre il gap, anzi lo alimenta sempre di più. Di qui la denuncia del Comitato Interassociativo Marketing Diretto che raccoglie le maggiori associazioni di agenzie e imprese che operano nell’ambito della comunicazione, in particolare quella diretta e interattiva, che nel corso di un convegno sull’attuale e dibattuto tema della protezione dei dati personali ha auspicato un confronto e un dialogo costruttivo tra i diversi attori del mercato a tutto vantaggio della modernizzazione e dell’occupazione nel settore. Gli attori del settore Direct Marketing sono, da un lato le aziende, in particolare le piccole e medie imprese e la Pubblica Amministrazione che tradizionalmente utilizzano strumenti di marketing diretto e relazionale, dall’altro i cittadini con le loro legittime esigenze di tutela dei dati personali, ma anche con la loro disponibilità come consumatori a interagire con  prodotti e servizi delle marche. In tale scenario, il convegno che si è svolto oggi è stato un appuntamento importante, pensato e realizzato in un momento particolare e unico, nel quale all’alto potenziale di sviluppo economico si contrappongono i vincoli che il Sistema Paese ha voluto darsi soprattutto negli ultimi dieci anni. Il tema del convegno è stato, quindi, focalizzato al comune interesse di “ cercare insieme le risposte” per una maggiore  garanzia ed equilibrio nell’interesse di tutti.  Enrico Finzi presentando la ricerca demoscopica “Gli Italiani e il Marketing di Relazione”, un grande lavoro fatto per la prima volta in Europa, ha messo in evidenza quanto graditi e considerati siano i mezzi del Marketing relazionale (in particolare della posta) e quanto poco “drammatico” sia il tema della privacy per il consumatore, disponibile a rilasciare i suoi dati, se a richiederli sono aziende “serie e affidabili”. La ricerca “Compatibilità tra sviluppo economico e  protezione dei dati personali” presentata da Luca Ungaro ha messo in luce come la potenziale contrapposizione tra gli interessi del cittadino (tutela dell’informazione invasiva) e quella degli operatori di Direct Marketing e delle imprese di comunicazione (diritto a comunicare e creare domanda), possa essere gestita con equilibrio e attenzione perché la posta in gioco è importante in termini di occupazione, valore e interessi del cittadino consumatore. Ungaro ha sottolineato che esiste il rischio che la situazione di contesto attuale riduca in modo significativo l’attività del settore Direct Marketing: 6300 posti di lavoro a rischio 1 Mld€ di fatturato a rischio. Inoltre mancherebbe la possibilità di offrire 23.000 nuovi posti di lavoro e si perderebbe l’opportunità di sviluppo addizionale di PIL di 3Mld€. Nell’ambito della normativa, Marco Maglio, ha sottolineato come, all’interno del contesto europeo, l’Italia si differenzi per i meccanismi di contatto e di espressione del consenso da parte del consumatore. In Europa vale per lo più ciò che viene definito opt-out, in Italia l’opt-in.  A latere del convegno, si è tenuta una tavola rotonda coordinata da Daniela Primicerio (Docente Universitaria presso l’Università La Sapienza di Roma e Dirigente Generale del Ministero Sviluppo Economico) cui hanno partecipato Bruno Tabacci, Liliana Rossi Carleo (Docente presso la Facoltà di Economia e Commercio di Roma 3), Francesca Ferri (Direttore Comunicazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), Giuseppe Chiaravalloti (Vice Presidente Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali).

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